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Roma, 15 mag. – L’Italia mantiene il primato nei livelli di circolarità, posizionandosi seconda dopo i Paesi Bassi tra i 27 Paesi dell’UE e prima nel confronto con altre grandi economie europee come Germania, Francia e Spagna. La produttività delle risorse è cresciuta del 20% rispetto al 2019, ma la dipendenza da importazioni di materiali resta alta, attestandosi nel 2023 al 48% del fabbisogno nazionale, contro il 22% della media UE. Il costo delle importazioni è aumentato da 424,2 miliardi di euro nel 2019 a 568,7 miliardi nel 2024, con una crescita del 34%. Queste informazioni sono tratte dal Rapporto 2025 sull’economia circolare, presentato durante la Conferenza nazionale sull’economia circolare.
In un contesto economico e politico incerto, l’Italia deve decidere se consolidare la sua posizione nella circolarità o rischiare di perdere questo vantaggio. È necessario un cambio di prospettiva: attualmente si tende a focalizzarsi sulla gestione dei rifiuti, dimenticando l’importanza di progettare prodotti più duraturi e riutilizzabili. Il mercato delle materie prime seconde è ancora debole e mancano strumenti efficaci per monitorare i progressi verso la circolarità, che non si valutano solo in base ai rifiuti. Per superare queste difficoltà, è fondamentale rendere le scelte sostenibili più vantaggiose per produttori e consumatori, e introdurre criteri circolari negli acquisti pubblici.
L’Italia si conferma tra i leader in Europa per circolarità, con buone performance nella produttività delle risorse e nel riciclo dei rifiuti, ma risulta carente negli investimenti privati per la circolarità delle attività produttive. È urgente implementare un sistema economico circolare, a partire dall’eco-design e dall’innovazione di prodotto, per assicurare un approvvigionamento sostenibile di materie prime.
Utilizzando il sistema europeo di indicatori, l’Italia si posiziona ai primi posti in circolarità, con 65,2 punti, dietro solo ai Paesi Bassi (70,6 punti) e a precedere la Germania (60,6 punti). La produttività delle risorse in Italia nel 2023 è pari a 4,3 euro di Pil per kg di risorse consumate, ben sopra la media UE di 2,7 euro/kg. Il tasso di utilizzo circolare di materia è stato del 20,8%, rispetto all’11,8% della media UE, con una crescita di 2 punti rispetto al 2019.
Ottimi risultati si registrano anche nella gestione dei rifiuti, con un tasso di riciclaggio dei rifiuti urbani che ha raggiunto il 50,8% nel 2023, aumentando di 3,2 punti rispetto al 2019. Solo la Germania ha un tasso superiore, con il 68,2%. La quantità di materiali consumati per abitante in Italia è di 11,1 tonnellate, inferiore alla media europea, ma in crescita, contrariamente ad altri Paesi come Germania, Francia e Spagna.
Nel 2023, gli investimenti privati in attività dell’economia circolare nell’UE ammontano a 130,6 miliardi di euro, mentre l’Italia registra 10,2 miliardi, posizionandosi terza dopo Germania e Francia, ma con un calo significativo rispetto al 2019. Anche sul fronte occupazionale si evidenzia una diminuzione: 508mila occupati in attività tipiche dell’economia circolare, con un calo del 7% rispetto al 2019, anche se il rapporto con il totale degli occupati in Italia è allineato alla media UE del 2%.
Uno studio ha stimato che un incremento del tasso di riciclo dell’1,5% annuo, una riduzione della produzione di rifiuti dell’1% annuo e una diminuzione del consumo di materiali del 3,5% annuo potrebbe portare a una riduzione del 14,5% del consumo di materiali entro il 2030, con una diminuzione di 17 milioni di tonnellate di rifiuti e un aumento del tasso di riciclo fino all’89,8%. Inoltre, si prevede una riduzione della dipendenza da importazioni, con un risparmio significativo. Le misure di circolarità hanno anche implicazioni strategiche nel percorso verso la neutralità climatica.
Si stima che l’aumento della circolarità possa ridurre i costi del sistema energetico in Europa tra il 2031 e il 2050, comportando significative economie annuali.