Cometa 3I/ATLAS – Ultimo aggiornamento n. 17

Il mondo scientifico si è dedicato alla cometa interstellare 3I/ATLAS, fotografandola con telescopi potenti e conducendo studi approfonditi.
In questo contesto, esaminiamo i risultati di uno studio condotto da un team spagnolo e svedese, che ha utilizzato i dati della sonda GAIA (Global Astrometric Interferometer for Astrophysics) dell’ESA, lanciata nel 2013 e giunta alla fine della sua missione a gennaio di quest’anno, dopo un’estensione a seguito del 2022. Nel corso degli anni, questa sonda ha effettuato misurazioni astrometriche di alta precisione sulle stelle della Via Lattea, creando un database ampio contenente informazioni su posizione, luminosità, parallasse, moto proprio, raggio e velocità radiale di un numero significativo di stelle.
Utilizzando queste informazioni preziose, il team ha simulato il moto delle stelle nel passato, per verificare se la cometa avesse incontrato altre stelle nel suo viaggio, alterando così la sua traiettoria originale.
La simulazione è andata indietro nel tempo fino a 10 milioni di anni (10Myr, dove Myr sta per Mega Year), ma come vedremo, i risultati non sono stati quelli attesi per vari motivi.
Da dove proviene la cometa interstellare 3I/ATLAS?
Le osservazioni da Terra e dallo spazio, nemmeno grazie ai telescopi spaziali, non possono rivelare l’origine della cometa. Tuttavia, un’altra missione giunta al termine può fornire indicazioni sul percorso seguito dal viaggiatore stellare.
Nella nuova ricerca, il team spagnolo/svedese ha sfruttato le informazioni disponibili della sonda GAIA. I ricercatori affermano che “la velocità inusuale e la natura attiva della cometa fanno di 3I/ATLAS un elemento chiave nella popolazione galattica di planetesimi ghiacciati”. I gas rilasciati avvicinandosi al Sole formano una coda che fornisce indizi sulla composizione, ma né la chioma né la coda possono indicare il percorso per arrivare fino a noi.
Secondo i ricercatori, “la cinematica è fondamentale per identificare gli ISO (InterStellar Objects), poiché la loro traiettoria mostra una diretta evidenza di origine estrasolare.” Ricerche precedenti indicano che la cometa ha avuto origine nel thick disk della nostra Galassia, un’area con stelle molto antiche. Se provenisse da lì, sarebbe più vecchia del Sole, sebbene la sua cinematica possa essere stata influenzata da incontri con altre stelle.
Un viaggio dal passato
I ricercatori spiegano che l’origine della cometa e il suo viaggio possono essere compresi meglio tracciando la sua traiettoria nella Via Lattea.
“Abbiamo integrato l’orbita di 3I/ATLAS nel passato fino a 10 Myr, identificando un consistente campione di stelle dal database GAIA DR3, che hanno avuto passaggi ravvicinati a una distanza di 2 parsec (6.5 anni luce).” Sono stati così calcolati 93 incontri stellari (con 62 di alta confidenza), tutti con stelle della sequenza principale.
Questa immagine mostra la posizione delle stelle che hanno avuto un incontro ravvicinato con la cometa interstellare. Da notare che tutti gli incontri riscontrati riguardano stelle della sequenza principale, poiché queste costituiscono la maggioranza nei cataloghi; non sono stati trovati incontri con stelle più evolute come nane bianche o stelle di neutroni, che avrebbero potuto creare perturbazioni più significative.
L’incontro più significativo è avvenuto 72.000 anni fa con la stella HD 187760, situata a 84 anni luce dal Sole e con massa pari al 70% di quella solare. Questo incontro ha alterato la velocità e la traiettoria della cometa, ma solo in misura molto piccola. Gli studiosi affermano che “questa lieve perturbazione indica che la cometa interstellare non è stata influenzata da stelle di cinematica nota, almeno fino a 4.74 Myr nel passato.”
Non ci sono stati incontri ravvicinati determinanti con stelle note del catalogo GAIA DR3; gli effetti di questi incontri non sono stati sufficienti a giustificare la traiettoria attuale e resta quindi incerta l’origine della cometa.
Non tutto è perduto
Questo studio non è stato progettato solo per la 3I/ATLAS, ma potrà essere applicato ad altri oggetti interstellari in futuro. Si prevede che, grazie all’Osservatorio Vera Rubin, saranno scoperti un numero crescente di oggetti interstellari, con la previsione di circa due all’anno o circa 15 nel corso del suo periodo di indagine denominato LSST (Legacy Survey of Space and Time).
Osservazioni di tutti questi oggetti forniranno una migliore comprensione degli ISO come classe di oggetti poco conosciuti e offriranno informazioni rilevanti sulla dispersione del materiale planetario nella galassia.
La stella HD 187760
La stella HD 187760 si trova nella costellazione del Sagittario, con una magnitudine di 9.47, a circa 84.02±0.04 a.l. dal Sole. Fa parte del catalogo GAIA DR3, con un numero identificativo che può risultare complesso: 6863591389529611264. Altre denominazioni possono essere rinvenute nel catalogo SIMBAD.
Conclusioni
Lo studio della cometa 3I/ATLAS rappresenta una tappa importante per la comprensione degli oggetti interstellari e dell’evoluzione delle stelle nella nostra galassia. Attraverso l’analisi dei dati e delle interazioni stellari, è possibile ottenere indicazioni su origini e percorsi di questi corpi celesti, che potrebbero contribuire a svelare i misteri della nostra Via Lattea.