Visite ad Auschwitz, Roccella e segreti nascosti.

Chi ha organizzato viaggi della memoria ad Auschwitz dopo percorsi sulla persecuzione e sullo sterminio degli ebrei d’Europa e di altre minoranze, è consapevole di come il termine “gite” sia riduttivo. La dimensione collettiva di queste esperienze ha rappresentato un’importante opportunità in un’epoca segnata dall’isolamento.
Il problema principale è rappresentato dalle dichiarazioni di una ministra della Repubblica, che ha affermato, in un convegno, che queste “gite” siano state «incoraggiate e valorizzate» perché avevano come bersaglio «una precisa area (storico-politica): il fascismo». Ha inoltre suggerito che l’antisemitismo fosse «una questione fascista, e basta», rivelando un messaggio sotteso: «Il problema era essere antifascisti, non essere antisemiti». La ministra presenta le linee di un preciso programma politico, mirato al ribaltamento del giudizio storico sul Novecento italiano.
Se il fascismo non avesse dominato l’Europa, eventi tragici come la Shoah e altri stermini non sarebbero accaduti. C’è una chiara consapevolezza dell’immagine di un futuro che è stato evitato nel passato. Un noto autore aveva osservato che, se il fascismo avesse prevalso, l’Europa sarebbe diventata un sistema di campi di lavoro forzato e sterminio.
Si potrebbe riflettere sulle cause di queste affermazioni, poiché il pensiero identitario ha dimostrato di essere un problema persistente. Accostare le espressioni di antisemitismo odierno allo sterminio pianificato di milioni di persone rappresenta un’incongruenza inaccettabile, considerando che quel genocidio fu opera di chi ora esercita il potere.
Negli ultimi anni, l’uso indegno di questa storia è evidente: il «Mai più» dovrebbe essere un monito universale, non un mero slogan. Alcuni sembrano minimizzare l’importanza di questi eventi storici in favore di altre narrazioni. Un ex presidente di una comunità ebraica ha messo in guardia sul rischio che la memoria diventi vuota se non è proiettata nel presente. Utilizzare la memoria del secolo scorso per giustificare conflitti odierni rischia di distorcere la coscienza pubblica.
Antisemitismo e islamofobia rappresentano le due facce della stessa medaglia per chi sostiene ideologie fasciste. Il nemico è sempre l’Altro, spesso il più vulnerabile. È pertanto possibile che chi sostiene questi ideali si trovi, un giorno, a fare i conti con la realtà di quelli che ora considera alleati.



