Vali Nasr: «La guerra può espandersi, accordo distante».

Intervista a un politologo iraniano-americano: «Trump? Forse ha pensato che lasciando fare a Israele poteva cambiare l’equilibrio di potere in Iran. Si dovranno fare i conti con la nuova leadership di Teheran»
Per capire come l’Iran risponderà all’attacco lanciato da Israele nella notte tra il 12 e il 13 giugno, occorre comprendere che la strategia verso l’America, Israele o la questione nucleare «non è una visione irrazionale determinata dal radicalismo islamico — ma la percezione dell’interesse nazionale e le minacce che sente come Paese. Si ritiene vittima di abusi dell’imperialismo e del colonialismo, e la rivoluzione è nata dalla volontà di dare all’Iran una vera indipendenza».
Come giudica il coinvolgimento americano?
«Il significato di “coinvolgimento” è complesso. Israele non avrebbe potuto attaccare senza che gli Stati Uniti ne fossero a conoscenza, e il numero degli aerei coinvolti richiedeva il coordinamento con il Centcom, che controlla lo spazio aereo iracheno. Netanyahu non avrebbe osato fare qualcosa che potesse compromettere il processo diplomatico con l’America».
Che cosa l’ha sorpresa?
«La sorpresa è che il presidente Trump ripeteva che, se la diplomazia falliva, l’unica opzione rimasta sarebbe stata la guerra, ma la diplomazia non era ancora fallita. Gli Stati Uniti e l’Iran avrebbero dovuto incontrarsi. Forse Trump ha pensato di cambiare l’equilibrio di potere, lasciando che Israele agisse, facendo capire all’Iran che la guerra era possibile».
Quali sono i rischi?
«L’Iran potrebbe decidere di non tornare al tavolo delle trattative se si sentirà indebolito. Il regime è costruito sull’idea di sicurezza nazionale. Non vedo un ritorno facile degli iraniani ai negoziati: si attende di conoscere la proposta completa. Se non lo fanno, affronteranno un lungo periodo di attacchi da parte di Israele e potrebbero sviluppare nuovi siti nucleari».
Chi prende decisioni?
«La Guida suprema. Tuttavia, ci troviamo in una situazione in evoluzione e sarà necessario fare i conti con una nuova leadership. Trump non desidera essere un presidente di guerra, e la sua base non la vuole. Tenteranno di assicurarsi che lui comprenda le implicazioni delle sue decisioni».
Lo scenario peggiore?
«Una guerra su larga scala. L’Iran non può sconfiggere gli Stati Uniti, ma ci sarebbero molte vite in gioco, israeliane, americane e iraniane, e la regione subirebbe instabilità e tensioni».
13 giugno 2025 ( modifica il 14 giugno 2025 | 06:25)
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