Scienza e magia: la lezione di un genio di duemila anni fa.

Quasi duemila anni fa un matematico-ingegnere utilizzò la scienza per creare meraviglie. Erone di Alessandria univa la conoscenza dei fluidi e dei meccanismi a una sensibilità artistica, costruendo automi, effetti teatrali e congegni sorprendenti.
Al centro delle sue invenzioni erano due tecnologie che, sebbene non originali, avrebbe cambiato il mondo: la macchina a vapore e il mulino a vento. Ero le affinò tanto da diffonderle nell’Impero Romano, suggerendo che, se la storia fosse andata diversamente, l’industrializzazione avrebbe potuto iniziare allora.
Più sorprendente era come trasformava la scienza in spettacolo: automi mossi da pesi cadenti, meccanismi che facevano suonare tamburi simulando un tuono, figure sacre che versavano vino sull’altare, carrette che salpavano da porti, e marionette che ballavano senza mani invisibili — tutto grazie a ruote, leve, aria e pneumatici. Gli spettatori non vedevano ingranaggi, ma miracoli: sembrava che gli dèi stessi avessero preso vita.
Ero non si limitava allo spettacolo; descrisse anche un’“anta automatica”: un distributore meccanico che erogava acqua o vino dopo l’inserimento di una moneta — un prototipo di vending machine ante litteram.
Le sue opere erano accompagnate da trattati su matematica e meccanica: formule per aree e volumi, studi su fluidi e leggi di forza e movimento — prime bozze della fisica e dell’ingegneria moderna.
Dopo la caduta dell’Impero Romano, molte conoscenze vennero dimenticate, e con la perdita della biblioteca si spense la speranza di costruire su quei prodigi. Solo secoli dopo, con i padri della scienza, la natura dell’atomo, del moto e dell’energia sarebbe stata riscattata.



