Rinasce il “miracolo della mula”

BRINDISI – Dopo due anni di intenso lavoro, gli studenti delle classi 4A e 5A del liceo artistico Edgardo Simone, indirizzi Arti figurative e Architettura, hanno ricreato “Il miracolo della mula di Sant’Antonio”, un dipinto settecentesco misteriosamente scomparso circa quarant’anni fa. La cerimonia di consegna del dipinto si è tenuta presso la Cattedrale di Brindisi.
L’opera originale, attribuita a Diego Oronzo Bianchi, sembrava destinata all’oblio: nessuna immagine era sopravvissuta al tempo. Ma quello che poteva essere un vuoto incolmabile si è trasformato in un’opportunità formativa unica, grazie a un progetto biennale sostenuto dal Rotary Club di Brindisi in memoria dei soci Francesco Cervino e Virginia Pirozzi. Un tesoro perduto, ritrovato grazie all’ingegno dei giovani artisti.
Sotto la guida del professor Giuseppe Ciracì, docente di discipline pittoriche, gli studenti hanno intrapreso un lavoro di studio, ricostruzione e creazione collettiva. Durante il primo anno, hanno ricostruito l’iconografia del miracolo della mula attraverso l’analisi di fonti storiche e rappresentazioni artistiche, oltre allo studio del linguaggio pittorico di Bianchi. Gli alunni dell’indirizzo Architettura hanno effettuato il rilievo dello spazio liturgico e progettato l’ipotetico reinserimento dell’opera nel suo contesto originale.
Nel secondo anno, la ricerca ha lasciato spazio all’elaborazione creativa. Tra i bozzetti realizzati, è stata selezionata la composizione definitiva, poi trasposta su tela in un’opera corale, ricca di simbolismi. La scena rappresenta Sant’Antonio nell’atto di esporre l’Eucaristia alla mula inginocchiata, sotto lo sguardo attonito dell’eretico e degli astanti: una potente metafora visiva della vittoria della fede sullo scetticismo.
Durante la cerimonia, a cui hanno preso parte il prefetto di Brindisi, le autorità civili e religiose, il parroco della Cattedrale, i rappresentanti del Rotary Club, la dirigente scolastica, docenti e cittadini, gli studenti hanno illustrato l’opera, raccontando il significato del lavoro svolto e le emozioni vissute nel ridare forma a un’opera perduta. Un progetto in cui studio, tecnica e partecipazione si sono intrecciati, trasformando l’assenza in presenza, la memoria in creazione, la scuola in laboratorio di cultura e cittadinanza.