Storia

Referendum: riflessione sulla storia sociale e riforma del lavoro.

È importante avere un quadro storico e politico per affrontare i referendum dell’8 e 9 giugno, evidenziando il significato delle riforme sul lavoro necessarie per un mercato sempre più liquido e performante, soprattutto nel settore privato. Se il SI vincesse, si contesterebbero alcuni aspetti dell’articolo 19 e dell’articolo 21 del decreto legislativo 81/2015, mettendo in discussione l’intero impianto della riforma nota come jobs act.

In sintesi, si riottiene il diritto di reintegro in caso di licenziamento illegittimo; si eliminerebbe il tetto di sei mensilità di indennizzo per aziende con meno di 15 dipendenti; si ripristinerebbe l’obbligo della causale per il rinnovo dei contratti a termine; si estenderebbe la responsabilità solidale in caso di infortuni del personale di aziende sub-appaltatrici a quelle capofila.

Un altro quesito riguarda la cittadinanza italiana, proponendo di ridurre il termine di residenza da 10 a 5 anni. Le norme attuali necessitano di ottimizzazione e richiesta di un lavoro complesso che consideri i vari aspetti del mondo lavorativo, governato da enti e normative differenziate. È fondamentale anche una legge credibile sulla rappresentatività sindacale, per stabilire chi possa legittimamente firmare contratti. Si è assistito a un proliferare di contratti che talvolta sono veri e propri compromessi a scapito dei lavoratori, creati per attivare enti bilaterali e percorsi formativi con i fondi dei lavoratori stessi.

È essenziale garantire pluralità nella rappresentanza sindacale e applicare contratti collettivi nazionali che assicurino stabilità economica, formativa e previdenziale. Il sindacato, di fronte a tanti cambiamenti, è in ritardo e sta cedendo alle pressioni delle lobby del “politicamente corretto”.

I referendum dell’8 e 9 giugno rischiano di essere politicizzati, con la mancanza di una proposta di riforma da parte del Parlamento. Questo porta a vederli come una prova elettorale piuttosto che all’effettiva rivendicazione di diritti.

Si deve riflettere su quanto le riforme del lavoro siano costate in Italia, anche in termini di vite, a causa di estremismi. È importante che la rappresentanza politica e sociale dimostri sensibilità riguardo a questo tema, tutelandolo da strumentalizzazioni.

Quanti hanno sacrificato la propria vita per difendere il mondo del lavoro e per realizzare riforme necessarie all’evoluzione del sistema di tutela? Non è necessario andare lontano nel passato per ricordare l’importanza di affrontare seriamente questi argomenti, spesso oscurati da propagande politiche.

Un esempio significativo è la Legge 14 febbraio 2003, n. 30, che ha introdotto nuove tipologie contrattuali e ha ampliato i diritti ad un numero maggiore di lavoratori.

L’Italia ha bisogno di una riforma del lavoro seria e deve emanciparsi nel contesto dei diritti civili. Indipendentemente dall’esito del referendum, è cruciale affrontare la necessità di una riforma radicale del lavoro per tutelare le fondamenta sociali della famiglia.


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