Storia

Questa Europa parla con troppa leggerezza di guerra mondiale.

La superficialità con cui i leader politici europei affrontano il tema del rischio di una terza guerra mondiale è sorprendente. Sembra che attendano un errore o un incidente per giustificare la tensione e alimentare l’escalation. Questo contesto riporta alla mente le tesi ripetute durante il conflitto russo-ucraino, evidenziando il presunto pericolo di Putin per l’Europa, utilizzato come pretesto per inasprire la situazione. Recentemente, il premier polacco ha affermato che ci troviamo più vicini che mai a un conflitto di grande scala, dispiegando 40.000 uomini ai confini del proprio Paese. Zelensky ha letto la situazione come un’espressione di sfida russa, facendo appello a una risposta adeguata, affermando che la pace si costruisce con forza. Ci si può chiedere se il recente sconfinamento di droni in Polonia sia il segnale di un’espansione russa senza limiti. È opportuno essere cauti nel delineare scenari catastrofici, evitando che le discussioni sfocino in un inasprimento incontrollato.

Ci sono state voci più misurate, come l’ex premier che ha suggerito di lavorare per evitare una guerra e di impegnarsi in mediazioni. Questa visione è sostenuta anche da altri importanti esponenti. Tuttavia, tra i leader della sinistra europea non sembra esserci stata una reazione che possa placare le paure diffuse nei confronti dei cittadini. Anche nel panorama politico locale, non si sono notate posizioni alternative significative. I sostenitori del conflitto sembrano prevalere, mentre la sinistra si trova bloccata in una posizione allineata a quella di altri leader militari europei. La distinzione tra occidente e oriente viene poco considerata, mentre ci si concentra sulla militarizzazione. Le parole di un filosofo invitano a riflettere sull’Europa come potenza capace di mediazione.

Non si può ignorare che il conflitto russo-ucraino si è intrecciato in una spirale di violenza. La narrativa corrente suggerisce che se non si fosse armata l’Ucraina, ora il Paese sarebbe sotto il controllo russo. Tuttavia, l’Ucraina si trova in un stato devastato, lacerata da una guerra interna. L’Europa, fin dall’inizio, ha partecipato attivamente a questa situazione, senza approcciarsi al problema con una volontà di mediazione, aggravando così la complessità della crisi.

Ora è necessario riflettere sulla direzione da prendere. Se non si decide di inviare truppe e di entrare in guerra, l’alternativa potrebbe essere una ricerca pragmatica della pace. È essenziale che vengano considerati tutti gli aspetti e si abbandonino pregiudizi che associano certe posizioni a una complicità con la Russia. Diversi punti di vista potrebbero portare a soluzioni più ragionevoli, ma spesso si riconducono a frasi vuote prive di concretezza, che non aiutano né i decisori né coloro che vivono in prima persona la crisi.

Infine, è evidente che ulteriori sanzioni e misure economiche non si traducono in risultati tangibili, mentre l’ipotesi che la Russia possa essere piegata economicamente appare poco realistica, considerando la posizione storica e strategica di Putin.


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