Storia

Presentiamo i 174 nuovi beati.

Il campo di concentramento nazista di Buchenwald in Germania

Martiri della guerra. Uccisi dai loro persecutori per essere rimasti accanto alla propria gente e fedeli alla Chiesa. Sono i 174 nuovi beati di cui è stata autorizzata la promulgazione dei decreti. Sacerdoti, seminaristi, consacrati, laici: tutte vittime di due conflitti che hanno insanguinato l’Europa nella prima metà del Novecento. Centoventiquattro uccisi in odio alla fede durante la Guerra civile spagnola; cinquanta dai nazisti durante la seconda Guerra mondiale. I loro nomi rappresentano un nuovo appello di pace. E un’eco alle recenti parole sul cuore della Chiesa lacerato dalle grida di guerra. «Non dobbiamo abituarci alla guerra», si è sottolineato, seguendo il richiamo: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra».

All’onore degli altari salgono testimoni del Vangelo in mezzo alla follia dell’odio e della vendetta. Come don Manuel Izquierdo Izquierdo, il “capofila” del primo gruppo di martiri della diocesi andalusa di Jaén, che comprende anche 58 suoi compagni. La Guerra civile, iniziata nel luglio 1936, ha avuto «aspetti di crudele persecuzione anticattolica» che colpirono gravemente anche Jaén. A promuovere le violenze erano i «rivoluzionari antireligiosi, che massacrarono numerosi sacerdoti, religiosi e laici». Un bersaglio spietato fu don Manuel Valdivia, sottoposto a torture e maltrattamenti, al quale vennero tagliate le mani con cui aveva consacrato.

Vittime dello stesso clima di persecuzione sono stati don Antonio Montañés Chiquero e altri 54 sacerdoti, nove uomini e una donna laici, massacrati fra il 1936 e il 1937. Anche loro della diocesi di Jaén. «La maggior parte era stata catturata dai miliziani e alcuni subirono insulti e crudeli percosse». Nel processo canonico è documentato che i preti «vollero restare vicini al popolo nelle parrocchie, nonostante il pericolo». Alcuni chiesero di «essere uccisi per ultimi» per confessare gli altri e aiutarli a morire santamente.

C’è sempre l’orrore della guerra alla base del martirio di don Raymond Cayré, del frate minore francescano Gérard-Martin Cendrier, del seminarista Roger Vallée, del tornitore Jean Mestre e di altri 46 compagni. Tutti francesi. Morirono tra il 1944 e il 1945 per mano del regime nazista, con preti, frati, seminaristi e laici. Avevano seguito i lavoratori francesi deportati in Germania, e per il loro apostolato furono arrestati, torturati e messi a morte nei campi di concentramento.

Il campo di concentramento nazista di Buchenwald in Germania

Insieme a loro, sarà beato lo spagnolo Salvador Valera Parra (1816-1889), il prete dei malati che, durante l’epidemia di colera nel 1865, assistette i moribondi, dedicando la sua vita ai poveri e ai degenti. Il miracolo che lo porterà all’onore degli altari è la guarigione prodigiosa di un bambino statunitense, Tyquan, nato prematuro nel 2007, senza respiro e con frequenza cardiaca bassissima, che si riprese in condizioni disperate.

Durante l’udienza con il cardinale Semeraro, è stata autorizzata la pubblicazione dei decreti di quattro nuovi venerabili. Tre sono italiani. Uno è Raffaele Mennella (1877-1898), originario di Torre del Greco, appartenente alla Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù. La sua vita religiosa si caratterizzò per la costante preghiera e la «carità» verso gli ammalati.

Poi c’è Maria Olga Tambelli (1884-1964), di Revere, in provincia di Mantova. Infermiera e “apostola” dei bambini e delle giovani, il suo nome è legato a Cagliari, dove ha svolto gran parte della sua missione, fondando diverse associazioni e lottando per la libertà delle sue opere durante la dittatura fascista.

Anna Fulgida Bartolacelli (1928-1993), originaria di Serramazzoni, nonostante una grave forma di osteopsatirosi, si dedicò all’apostolato dei malati, devolvendo una parte della sua pensione di invalidità per aiutarli.

Viene dal Brasile João Luiz Pozzobon (1904-1985), discendente di emigrati italiani, noto per la nascita della “Campagna per la preghiera del Rosario”, utilizzando le “Piccole Madonne pellegrine” in gruppi di famiglie e contribuendo alla fondazione di 43 eremi dedicati alla Madre di Dio.


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