Preparativi bellici: le grandi potenze si mobilitano.

BRINDISI – “Il mondo è cambiato” è una frase frequentemente ripetuta da politici, giornalisti e intellettuali per descrivere la realtà contemporanea. Tuttavia, questa affermazione non trova un vero fondamento, poiché, a mio avviso, e secondo chi conosce la storia, in questo mondo non è cambiato nulla.
Questo perché ciò che accade oggi, in termini di rapporti umani, è simile a quanto avvenuto sin dall’inizio della storia, intorno al 3.300 a.C. circa, con la nascita della scrittura cuneiforme in Mesopotamia. L’uomo ha sempre vissuto un’alternanza tra periodi di pace e guerre, con la tendenza a risolvere le controversie mediante la forza piuttosto che attraverso il dialogo. Anche l’Occidente, pur avendo diffuso la civiltà nel mondo, non è sfuggito a questa dinamica. Quando i conflitti raggiungono un punto di rottura, la legge del più forte prevale. Recentemente, questa tendenza si riflette nelle violazioni delle norme del Diritto Internazionale Umanitario.
Un esempio lampante è il recente accordo tra i membri della NATO, che impone di aumentare le spese militari, in linea con la storia delle guerre e violazioni di trattati. Questo fenomeno non è nuovo: la storia è ricca di conflitti che hanno violato accordi precedenti, dalla Seconda Guerra Punica alla Seconda Guerra Mondiale, fino ai conflitti più recenti. Anche oggi, si osserva una continua violazione delle norme internazionali e trattati.
Le convenzioni di Ginevra, firmate nel 1949, e altri trattati successivi, come lo Statuto di Roma, dovrebbero garantire la protezione dei diritti umani in guerra, ma spesso sono ignorati. Allo stesso modo, personaggi di rilevo nel panorama internazionale, come Putin e Netanyahu, sono stati accusati di crimini di guerra, mentre altri, come Trump, hanno suscitato controversie per attacchi che potrebbero violare il Diritto Internazionale.
Ci si chiede allora: chi deve far rispettare queste norme? La mancanza di un organismo sovranazionale in grado di farlo rappresenta un problema serio, lasciando il mondo esposto a possibili conflitti futuri. Le maggiori potenze mondiali dovrebbero trovare un modo per collaborare, superando gli interessi nazionali e focalizzandosi sulla salvaguardia della vita umana. Solo attraverso accordi chiari fra tutti i 195 Stati riconosciuti e il monitoraggio delle violazioni delle norme si potrà tentare di prevenire futuri conflitti.
È necessaria un’azione congiunta per evitare di rimanere ostaggi di imprevisti e follie altrui, ma è chiaro che si tratta di una proposta utopica, e nel frattempo potrebbe non mancare occasione per assistere a nuove destabilizzazioni globali.