Polonia dispiega 40mila soldati al confine russo.

Soldati in marcia in Polonia – Ansa
Il 10 settembre ha segnato una violazione della “linea rossa” che deve allertare l’Europa. L’incursione di droni nei cieli polacchi è un segnale d’allerta per Varsavia e i suoi alleati. I russi miravano a un centro logistico per la fornitura di armi all’Ucraina, come indicano le traiettorie analizzate dai militari.
Varsavia ha reagito intensificando le misure di sicurezza, chiudendo parzialmente le rotte aeree e dispiegando 40.000 soldati lungo il confine con Russia e Bielorussia. Il presidente polacco ha espresso il desiderio di pace per la Polonia e l’Europa, ma ha sottolineato l’importanza di essere pronti a possibili conflitti. La risposta all’incursione è stata considerata un “successo”, evidenziando la necessità di mantenere un “profondo senso di responsabilità” per il futuro.
Il ministro della Difesa ha affermato che la Polonia non si lascerà intimidire, sottolineando la resilienza del Paese nonostante anni di propaganda. È stata ribadita l’importanza di non superare questa “linea rossa”, con il presidente che ha evocato la memoria della Prima Guerra Mondiale. Il segretario di Stato ha avvertito di un pericolo di escalation, descrivendo la situazione attuale come potenzialmente catastrofica.
L’Agenzia polacca per la sicurezza del volo ha emesso restrizioni al traffico aereo nell’est del Paese. Analoghe misure sono state adottate dalla Lettonia, con discussioni in corso su possibili chiusure al confine durante le esercitazioni militari russo-bielorusse previste. La tv di Stato ha annunciato l’invio di ulteriori soldati ai confini in concomitanza con queste esercitazioni, che simulano un attacco al “corridoio Suwalki” tra Polonia e Lituania.
Le risposte da Mosca sono state contenute, invitando Varsavia a riaprire il confine con la Bielorussia. Le preoccupazioni sulla sovranità europea sono state amplificate da diverse figure politiche, sottolineando la necessità di una pronta difesa. I leader europei hanno discusso potenziali misure di rafforzamento delle difese NATO, con impegni da parte della Germania e invio di caccia dalla Francia, mentre un’industria bellica tedesca ha programmato la produzione di munizioni destinate all’Ucraina, segnalando un crescente braccio di ferro.