Storia

Mostra sulla violenza coloniale italiana al Sandretto di Torino.

Inaugura alla Fondazione Sandretto Re RebaudengoI Saw a Dark Cloud Rise” (12 giugno – 12 ottobre), una mostra che esplora le eredità del colonialismo e del fascismo italiano, aprendo una finestra sulla violenza coloniale perpetrata durante l’occupazione italiana della Libia.

Una riflessione su una parentesi storica spesso dimenticata

Sviluppata in due sale, la ricerca si concentra sugli anni spesso trascurati che precedono la Prima Guerra Mondiale e l’ascesa del fascismo, in particolare la Guerra Italo-Turca (1911-1912). Culmine dell’esposizione è la videoinstallazione a tre canali che, in un’atmosfera di inquietudine, esplora le immagini di propaganda proto-fascista e la lettura positivista della tecnologia, giustificazione storica della violenza. Accanto all’opera, uno “spazio di decompressione” per approfondire i contenuti dell’installazione.

La responsabilità storica verso la violenza coloniale

Si parla poco della storia coloniale, della sua complessità e delle sue ripercussioni. Nonostante la guerra di Libia abbia portato allo scoppio del primo conflitto mondiale, spesso si tende a considerare il passato coloniale come una piccola parentesi. A lungo le colonie sono state teatro di sperimentazioni per tecnologie di guerra con scopi genocidi, come accade tuttora. Si desidera sottolineare la responsabilità storica verso la violenza coloniale di cui si è beneficiato e che continua a perdurare.

La figura di Guglielmo Marconi

A fare da collante è la figura di Guglielmo Marconi, che rappresenta l’annullamento della contrapposizione tra la scienza “pura” e quella “contaminata” dalle ideologie. Emerse un uomo conscio del proprio ruolo, nazionalista e interessato a qualsiasi applicazione delle tecnologie scoperte, come dimostrano le sue scelte politiche e l’adesione al fascismo.

Gli altri personaggi

Ci si sofferma su Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista, che partecipò alla guerra come inviato di un giornale, e Giulio Gavotti, l’aviatore responsabile del primo bombardamento aereo della storia. Il titolo della mostra deriva da una frase di Gavotti: «Afferro la bomba colla mano destra; coi denti strappo la chiavetta di sicurezza e butto la bomba fuori dall’ala». Il racconto dell’episodio è celebrato anche da D’Annunzio.

Un “collage” preoccupante

L’artista propone un collage di immagini, voci, interrogativi e reminiscenze di un’altra epoca, raccontando una “nuvoletta scura” difficile da dimenticare, che è diventata tempesta e non ha mai lasciato il nostro cielo.

Quando si lavora sulla Storia, ci si chiede sempre cosa si possa aggiungere. Questa riflessione si applica in maniera estesa, senza essere determinata dal momento storico attuale. Tuttavia, eventi recenti dimostrano la rilevanza di un progetto sul ruolo politico di scienza e tecnologia, facilmente rapportabile al presente.


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