Memoria nei luoghi dello sterminio per 50 studenti riminesi.

Si è concluso un importante viaggio della memoria che ha coinvolto cinquanta studenti delle scuole superiori di Rimini in Austria, nei luoghi dello sterminio nazista. Questo progetto ha radici profonde, essendo Rimini stata una delle città pionieristiche in Italia sin dagli anni ’60.
Il tema centrale di questo viaggio è stato il confronto tra vittime e carnefici, per comprendere la complessità della storia e costruire una memoria consapevole. Il percorso è iniziato con la visita al campo di concentramento di Mauthausen, una delle tappe più significative. Successivamente, gli studenti hanno visitato il Memoriale “KZ-Gedenkstätte”, simbolo del sistema concentrazionario nazista.
Dal 1940, Mauthausen divenne il centro di un ampio complesso di campi destinati alla punizione e all’eliminazione dei prigionieri, sfruttati nelle cave di granito in condizioni disumane. Particolarmente toccanti sono state la visita alle stanze dei crematori e alla “stanza dei non-nomi”, che ricorda le circa 90.000 persone uccise a Mauthausen, molte delle quali senza identità.
Davanti al monumento delle vittime italiane di Mauthausen, gli studenti hanno letto le testimonianze di chi ha subito sofferenza e morte in quel luogo. Il campo, operativo dal 1939 al 1945, è stato tra i più crudeli del Terzo Reich. Sulla “Scala della morte”, 186 gradini irregolari, i deportati erano costretti a trasportare pesanti blocchi di pietra, mentre davanti al “Muro dei paracadutisti”, le SS gettavano nel vuoto i prigionieri.
Durante il laboratorio “Il falò delle emozioni”, gli studenti hanno condiviso riflessioni personali su ciò che li ha colpiti di più, in un viaggio che si è rivelato non solo fisico, ma anche interiore e collettivo. Il percorso è proseguito nei tre campi di lavoro di Gusen, sempre all’interno del complesso di Mauthausen. Oggi quell’area è residenziale, ma in passato ha ospitato 71.000 persone di 27 nazionalità, di cui oltre 35.800 persero la vita.
L’ultima tappa ha condotto gli studenti al Castello di Hartheim, trasformato dai nazisti nel 1940 in un centro per l’eutanasia. Qui, 18.000 persone – malati neurologici, epilettici, invalidi, ciechi e sordomuti – furono uccise per essere considerate “inutili” dal regime. Oggi, Hartheim è un centro di ricerca, cultura e inclusione, un luogo di rinascita che racconta ancora oggi l’orrore e l’importanza di non dimenticare.



