L’alpino di Carpeneto torna a riposare in patria a 21 anni.

Grazie alla generosità dei suoi compagni, i resti dell’alpino Giovanni Paravidino potranno riposare accanto a quelli dei suoi familiari nel cimitero di Carpeneto, dopo più di ottant’anni.
La cattura di Giovanni
Giovanni morì a 21 anni il 1° settembre 1944 nello Stammlager VIII B-344 della città polacca di Lambinowice, dove era prigioniero come internato militare. Apparteneva al Battaglione Ceva dell’esercito italiano e venne catturato in Alto Adige e deportato in Germania dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.
Dopo una tappa nel campo di Auschwitz, finì vicino a Katowice, prima di essere mandato nello Stammlager VIII B-344, dove lavorò in miniera e incontrò un cugino, Giuseppe Paravidino, anch’egli di Carpeneto.
La morte per stenti
La durezza della vita nel campo di concentramento debilitò il fisico di Giovanni. Malgrado gli sforzi dei compagni, nel settembre del 1944 le sue condizioni si aggravarono e morì. Chi gli era vicino organizzò una raccolta fondi, che permise di racimolare i 40 marchi necessari per comprare una bara di legno, evitando che i suoi resti finissero in una fossa comune.
L’abbraccio del paese
Grazie a quel gesto di solidarietà, a 80 anni di distanza, Giovanni può finalmente fare ritorno a casa, nel suo paese. I resti sono stati rinvenuti grazie a un progetto di ritrovamento ed esumazione di 60 soldati italiani internati dopo l’8 settembre e deceduti tra il 13 dicembre 1943 e il 1° settembre 1944 a Lambinowice, promosso dal Museo Centrale dei Prigionieri di Guerra di Opole, con il supporto del governo polacco. Nel 2023 i resti di Paravidino sono stati identificati grazie alla piastrina di riconoscimento.
L’11 ottobre, alle 10, si terrà nel cimitero di Carpeneto una cerimonia per il rientro, con gli Alpini e la Filarmonica Margherita.



