Storia

La visione di Lavrov sulla Guerra fredda

È un uomo con un passato significativo. Nato nel 1950 durante la dittatura di Stalin, ha iniziato la sua carriera diplomatica negli anni ’70 come consigliere dell’ambasciata sovietica in Sri Lanka. Da lì ha seguito un percorso attraverso eventi storici cruciali, dalla caduta del comunismo fino alla transizione verso la democratura di Putin, diventando nel 2004 il ministro degli Esteri di Mosca. Durante un recente vertice sulla crisi ucraina, indossava una felpa con la scritta “Cccp”, evocando un’epoca di contrapposizione con gli Stati Uniti, che portò il mondo sull’orlo della guerra nucleare.

Alla guida della diplomazia di un regime che utilizza la nostalgia per la grandezza sovietica per rafforzare il consenso, ha citato la Guerra fredda più volte negli ultimi anni. Dall’inizio dell’“operazione militare speciale” in Ucraina, l’ha evocata almeno tre volte in dichiarazioni pubbliche, accentuando la tensione con l’Occidente. Ha sottolineato che, come durante la Guerra fredda, si è giunti a una “linea pericolosa”, criticando il ritiro della diplomazia da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati, mentre la Russia si è impegnata a invadere Ucraina poco più di un anno prima.

La Nato è tornata ai “schemi della Guerra Fredda”, ha affermato dopo che i paesi dell’Alleanza avevano garantito forniture di armi a Kiev e discusso di una futura adesione al Patto. Durante un incontro dei ministri a Malta ha dichiarato che gli Stati Uniti avevano annullato accordi sul controllo delle armi, suggerendo che era necessario un nuovo nemico unificante che ha provocato un ritorno della Guerra fredda, con un rischio potenziale di escalation militare.

In molte occasioni, ha richiamato i tempi di contrapposizione tra i blocchi, usando diversi toni. Se nel 2009 condannava la Nato per una “logica di confronto da Guerra Fredda”, nel 2015 dichiarava che Mosca “non vuole una nuova Guerra fredda”, invitando a una “cooperazione costruttiva”. Tuttavia, la sua posizione era già chiara molti anni prima.

Nel 2006, come capo della diplomazia, firmò un editoriale in cui rievocava la storica dichiarazione di Churchill in cui l’Urss veniva descritta come il nuovo nemico. Con queste parole, secondo lui, il premier britannico contribuiva a prolungare il regime staliniano e creava conflitti in Europa. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti criticavano il crescente autoritarismo interno e l’uso della politica energetica da parte della Russia.

Così il recente gesto di Lavrov al vertice assume un significato complesso. Indossando la felpa “Cccp”, ha rivolto un messaggio agli avversari occidentali e all’opinione pubblica interna, comunicando l’idea che l’Ucraina rappresenta un territorio significativo per la Russia, rimarcando un ciclo storico che sembra ripetersi.


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