La tragica invasione italiana della Grecia, 85 anni fa

Inizia così, sotto la pioggia intermittente e tra montagne impervie, una delle campagne più tragiche delle guerre di aggressione dell’Italia fascista. Da mesi, Mussolini ha oscillato tra vaghe promesse di pace e tensioni diplomatiche. All’inizio di ottobre, dopo aver momentaneamente accantonato l’idea di un’invasione, scoppia la rabbia quando apprende dell’occupazione tedesca della Romania. Desidera anche lui la sua parte di bottino, e decide di agire.
Meno di venti giorni sono necessari per preparare la campagna al comando italiano. La Grecia viene vista come un obiettivo facile. Il Duce desidera una vittoria, così come aveva voluto un certo numero di morti nella precedente guerra per sedere al tavolo della pace. La mattina del 28 ottobre, viene presentato a Metaxas un ultimatum superficiale che richiede la possibilità per gli italiani di occupare alcuni punti strategici.
Tre ore dopo la consegna dell’ultimatum, i soldati italiani oltrepassano il confine. Sono solo nove divisioni, deboli e male armate, con la Julia come uno dei reparti più solidi. Nonostante le avverse condizioni atmosferiche, penetrano profondamente, ma i greci si battono per difendere il loro territorio e, pur non avendo mezzi superiori, si organizzano e bloccano l’attacco lungo tutto il fronte.
Già all’inizio di novembre, il fronte cambia: mentre gli italiani avanzano lungo la costa, i greci iniziano a invadere il territorio albanese. La Julia, spinta in avanti per circa 40 chilometri e con viveri sufficienti per pochi giorni, si trova in difficoltà a causa del maltempo. Così, si verifica un rimpallo delle responsabilità nei comandi, mentre la situazione diventa sempre più critica e le forze previste per l’operazione si rivelano insufficienti. Vengono inviati rinforzi dall’Italia nel tentativo di evitare un disastro.
A metà novembre, i greci passano all’offensiva. Le forze italiane, allo stremo, continuano a ritirarsi fino a dicembre inoltrato, quando il gelo e la neve costringono entrambi gli schieramenti a mantenere le posizioni. La Julia, che ha dovuto ritirarsi a caro prezzo, ha perso un terzo dei suoi effettivi.
Contro il freddo e la neve, le truppe italiane non hanno mezzi di difesa. Ai caduti e ai dispersi si aggiungono migliaia di congelati. Nel periodo natalizio arriva la neve anche a Roma. La situazione generale per gli italiani diventa sempre più drammatica, e nel comando non si parla più della Grecia, ma solo dell’Albania.
La Wehrmacht, il 6 aprile 1941, attacca la Grecia e costringe rapidamente le forze greche alla capitolazione. Questa rappresenta la fine di una campagna che segna un punto di non ritorno per ogni velleità imperialistica dell’Italia fascista, trasformando la guerra degli italiani da parallela a subordinata a quella dell’alleato. Le perdite sul campo ammontano a quasi 14.000 morti e oltre 50.000 feriti.
Questa “grottesca avventura militare” è stata definita come una delle guerre più gravi e insensate subite, e non sarà l’ultima, con la successiva campagna di Russia che segnerà un capitolo ancor più tragico.



