La sinistra in difficoltà per l’anniversario di Mazzini

Il disinteresse dei mass media italiani in occasione del 220° anniversario della nascita di Giuseppe Mazzini sorprende. La figura di Mazzini, definito l’apostolo della Patria e del Lavoro, è complessa e spesso interpretata in modi diversi, dall’epoca monarchica al fascismo, fino all’Italia della Guerra Civile e della Prima Repubblica. È difficile trovare un erede perfetto per lui, poiché Mazzini è parte della Storia italiana nella sua interezza e va ricordato nell’ambito delle sue fortune altalenanti. Nel dopoguerra, perfino il Partito Repubblicano Italiano è stato tiepido nell’affermare l’eredità del mazzinianesimo. A sinistra, il suo nome suscita imbarazzo, dato che Mazzini denunciò il comunismo come un sistema tirannico. Karl Marx lo criticò, considerandolo distante dalle sue idee classiste, mentre Palmiro Togliatti, nei primi Anni Trenta, affermò che Mazzini avrebbe sostenuto la dottrina corporativa di Mussolini, salvo poi, nel 1946, definirlo “grande riformatore sociale”.
Il nome di Mazzini non ha trovato grande onore nell’Italia repubblicana, ricevendo maggiore attenzione da organizzazioni giovanili di destra. Anche in “I ragazzi del ciclostile”, si evidenzia come la sua tomba a Genova fosse meta di pellegrinaggi. Inoltre, nel messaggio mazziniano si possono rintracciare influenze di Alfredo Oriani, del sindacalismo nazionale e anche della prima forma di fascismo. Nel 1927, il regime fascista acquisì la Casa Mazzini a Genova per adempiere a scopi istituzionali, e Giovanni Gentile, nel 1934, la assimilò al fascismo per similitudini ideologiche.
Al di là delle appartenenze politiche, il 220° anniversario della nascita di Mazzini può servire a riconoscere il suo valore etico e le sue analisi anticipatrici. Mazzini è stato non solo padre dell’unità nazionale e profeta della repubblica, ma anche un tentativo di integrare il socialismo in chiave nazionale, con un’idea di nazionalismo etico e interclassista. Nei “Doveri dell’uomo”, Mazzini parla dei doveri verso Dio, l’Umanità, la Patria e la Famiglia. Sarebbe un errore interpretare le sue affermazioni come simboli di intolleranza o fanatismo.
Mazzini esorta a una visione spiritualistica della vita in opposizione all’utilitarismo e valorizza la “complessità sociale” come ricchezza della nazione, sostenendo un approccio interclassista e solidaristico. La sua visione offre un antidoto alla semplificazione storica, invitando a riconoscere la “complessità sociale” e la “ricchezza spirituale” della nazione, temi attuali. Nel 1835 scrisse che la questione politica si era fatta sociale, sottolineando l’importanza della coscienza associativa per superare il principio individuale.
Il contributo di Mazzini a una visione della coscienza sociale rifiuta le volgarizzazioni marxiste e valorizza il diritto-dovere dell’associazione come sacro. Mazzini si presenta come l’inascoltato profeta di un nuovo ordine sociale e politico, capace di unire tutti sotto una legge di equilibrio tra produzione e consumo, senza distinzione di classi. In questa prospettiva, va riconosciuta l’importanza della sua eredità come chi continua a perseguire aspettative etiche di giustizia e rinnovamento, affrontando questioni nazionali e sociali. È necessario riprendere il suo messaggio per dare giusto riconoscimento a uno dei Padri dell’Unità italiana e interpretarne il significato attuale senza dimenticanze.