Storia

La ragione contro dispotismo e conflitti.

Per alcuni la pace è finita. Che la pace sia terminata o che non sia mai esistita, questo rappresenta una realtà concreta: non sono mancati i conflitti sanguinosi dalla fine della Seconda guerra mondiale, e la conclusione della Guerra fredda non ha portato i risultati auspicati. Oggi si avverte una pericolosa rassegnazione, che considera la guerra tra Stati come inevitabile e mette in discussione le possibilità di evitarla. Così, si suggerisce di prepararsi, persino di armarsi. Nella stampa e nei media globali è emersa una nuova categoria di esperti, che, con dettagli precisi su armamenti, scenari geopolitici e interessi strategici, analizzano l’origine dei conflitti. Di conseguenza, guerre e massacri vengono descritti come calamità umane alle quali non si può sfuggire.

Repressione e conflitti armati sono parte dello stesso fenomeno. Ecco perché è importante riconsiderare i testi della tradizione illuministica, che credeva nella possibilità di regolare e addirittura abolire la guerra.

Una nuova tendenza si sta diffondendo anche in Italia, portando a previsioni talvolta errate. Si è affermato, per esempio, che la Russia non avrebbe avuto interesse a invadere l’Ucraina, dato l’alto costo sul commercio internazionale. Eppure, nonostante i dati presentati sul commercio di gas e petrolio tra Russia e Unione Europea, la guerra è iniziata. Si continua a dire che è vano cercare di fermare la pulizia etnica in Palestina. Decenni fa, si sosteneva che la Guerra fredda sarebbe finita solo con un conflitto nucleare. Fortunatamente, si sono sbagliati.

La conclusione è semplice: spesso non siamo in grado di prevedere gli eventi di politica estera, poiché le decisioni sono prese da gruppi ristretti che non sempre agiscono secondo una razionalità prevedibile. L’utilità degli studi strategici è spesso sovrastimata. Riconsiderare i testi della tradizione illuministica permette di riflettere sull’idea che la guerra potesse essere regolata e potenzialmente abolita. Ciò richiedeva che i governanti rinunciassero a una certa sovranità esterna e che i cittadini, principali vittime delle guerre, collaborassero tra loro, deferendo le dispute a un potere arbitrale o politico comune. I filosofi non temevano di proporre nuove istituzioni, anche a costo di essere derisi. Oggi possiamo riconoscere che, grazie al loro coraggio, sono state realizzate le attuali organizzazioni internazionali.

Tra i pionieri vi è William Penn, che suggerì la creazione di un Parlamento europeo in cui i rappresentanti dei popoli, non solo dei regnanti, avrebbero potuto decidere come risolvere i conflitti. L’Abbé de Saint-Pierre propose un’assemblea di ambasciatori di tutti i paesi per prevenire guerre di aggressione. Jeremy Bentham insisteva sull’importanza di abolire il segreto nella politica estera, sostenendo che esso serviva solo agli interessi di pochi, a discapito della popolazione. Immanuel Kant, all’inizio delle guerre rivoluzionarie, affermò che la pace potesse diventare perpetua se gli Stati avessero adottato una Costituzione repubblicana, istituendo un federalismo tra Stati liberi e applicando un diritto cosmopolitico basato sull’ospitalità universale.

Nel corso dei decenni, le organizzazioni internazionali sono diventate più sofisticate di quanto questi pensatori avessero immaginato. Tuttavia, rimangono incapaci di prevenire le guerre. Ciò dimostra che non sono inutili, ma piuttosto insufficienti. In un periodo in cui le istituzioni come le Nazioni Unite, l’Unione Europea e la Corte penale internazionale vengono sistematicamente umiliate, è importante trovare spiegazioni profonde. Jean-Jacques Rousseau notava come la guerra tra Stati e il dispotismo interno si alimentassero vicendevolmente. Egli comprese che i despoti combattono le loro guerre più contro i propri sudditi che contro percepiti nemici. Ritorno ai testi classici dei progetti di pace è fondamentale per smascherare i piani di dispotismo globale e rinvigorire le istituzioni internazionali centrali per i cittadini del mondo.

Un solo progetto di pensiero

Viene riproposta una raccolta di testi storici sui progetti per la pace elaborati dal pensiero politico europeo in epoca moderna, con introduzioni che guidano il lettore attraverso le opere di pensatori come William Penn, Abbé de Saint-Pierre, Rousseau, Bentham, Madison e Kant.


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