Storia

La guerra per la pace è un concetto obsoleto.

“Chi fu il primo che inventò le spaventose armi? Da quel momento furono stragi, guerre. Si aprì la via più breve alla crudele morte. Tuttavia il misero non ne ha colpa. Siamo noi che usiamo malamente ciò che ci fu dato per difenderci dalle feroci belve.”

Queste parole potrebbero essere un monito all’ingresso del Parlamento Europeo, che ha approvato la produzione di armi spaventose come quelle all’uranio impoverito e al fosforo bianco. Lo stesso parlamento ha approvato una risoluzione sul conflitto russo-ucraino che non frena il proseguimento della guerra e getta le basi per un nuovo conflitto contro la Russia quando quello in Ucraina giungerà al termine.

Attualmente, l’Europa ha scelto come principio guida della sua politica estera il “Se vuoi la pace preparati alla guerra.” Questo si riflette nelle azioni europee intraprese nell’ultimo anno, iniziate con la dichiarazione che “È il momento della pace attraverso la forza,” in un crescendo in risposta agli sviluppi sul campo di battaglia sfavorevoli a Kiev.

La corsa al riarmo ha spinto a prevedere un attacco della Russia all’Europa/Nato tra 3-4 anni. Questo annuncio è stato utilizzato per giustificare il ReArmEu, il raddoppio delle spese militari della NATO, il cosiddetto muro di droni, il ripristino del servizio di leva (volontario) e la proposta di una guerra ibrida europea contro la Russia. La Germania ha messo a budget un trilione di euro per spese militari e quasi sette trilioni di euro dalla UE per spese militari da spendere in dieci anni.

Alla riunione delle Nazioni Unite, Mosca ha dichiarato di non avere intenzione di attaccare paesi europei, offrendo di mettere questo impegno per iscritto. Si potrebbe obiettare che in passato la Federazione Russa ha violato impegni formali, ma l’Europa potrebbe cogliere questa disponibilità e lavorare a un accordo blindato, coinvolgendo anche gli Stati Uniti, la Cina e i Brics, mostrando così una formidabile prova di diplomazia. Invece, si stanno studiando attacchi Nato “preventivi-ma-difensivi” alla Russia.

La storia ha dimostrato che la “deterrenza delle armi” ha spesso mostrato il suo limite. Esemplificando, Alessandro Magno non avrebbe dovuto ingaggiare battaglia con l’esercito persiano di Dario, né Annibale avrebbe dovuto attraversare le Alpi per marciare su Roma, che era difesa da un esercito formidabile. Più recentemente, l’esercito israeliano, considerato tra i più avanzati, non è riuscito a impedire un attacco da parte di Hamas, che disponeva di forze miltari inferiori.

Oggi, a differenza di epoche passate, ci sono paesi con forze militari comparabili, alcuni dei quali armati con sistemi capaci di annientare mezzo mondo e avvelenarne la rimanente metà. Questo scenario riduce l’efficacia del concetto di deterrenza che un tempo era pensabile. La corsa agli armamenti per “garantire una pace” sta riprendendo velocemente vigore in Europa, in seguito ai conflitti delle guerre mondiali.

Il concetto di “Se vis pacem para bellum” risulta oggi anacronistico, considerando la profondità del cambiamento avvenuto nel tempo. Inoltre, collegare il concetto di pace alla forza delle armi è fuorviante. L’etimologia della parola pace, dalla radice antica “pak-” (poi pax in latino), si riferisce a “patto, accordo, legame,” concetti che nulla hanno a che fare con le armi. Il saluto di Gesù “la pace sia con voi” si riferiva alla serenità e alla riconciliazione, senza implicare che la pace sia garantita da quattro pugnali nella cintura.


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