Storia

La disuguaglianza globale ha raggiunto i livelli coloniali.

La stagione dell’attenzione su temi di disuguaglianza sembra ormai superata. “Il capitale nel XXI secolo”, pubblicato nel 2013, ha messo in evidenza il problema delle disparità, ma, dopo più di dieci anni, il tema è passato in secondo piano.

Tuttavia, il World Inequality Report 2022, frutto del lavoro di oltre duecento ricercatori, ha rivelato che la metà più povera della popolazione mondiale ha un reddito medio annuo di circa 3.920 dollari, detentori dell’8,5% del reddito globale, a fronte del 52% posseduto dal 10% più ricco.

Le disuguaglianze globali sono simili a quelle dell’inizio del XX secolo, al culmine dell’imperialismo occidentale. La quota dei proventi della metà più povera della popolazione mondiale è attualmente circa la metà di quella del 1820, prima della divergenza tra Paesi occidentali e le loro colonie.

Il State of Social Protection Report 2025 della Banca Mondiale evidenzia che tre persone su quattro nei Paesi più poveri non hanno accesso a protezioni sociali. Per circa due miliardi di persone, una malattia può significare gravi conseguenze.

Secondo uno studio su oltre quattro miliardi di persone, più della metà della popolazione mondiale non ha accesso a acqua potabile sicura. Nel 2024, circa 737 milioni di persone vivono senza elettricità, con proiezioni dell’International Energy Agency che indicano che circa 645 milioni potrebbero rimanere senza elettricità anche nel 2030.

Il World Social Report 2025 ha rivelato che oltre 690 milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà, mentre più di due miliardi e ottocento milioni di persone si trovano in una fascia di reddito tra i 2,15 e i 6,85 dollari al giorno.

Uno studio accademico ha messo in discussione la soglia di povertà di 2,15 dollari al giorno, suggerendo invece una soglia più alta di trenta dollari al giorno. Solo il 17% della popolazione mondiale vive con più di questa cifra. La povertà è ulteriormente aggravata da eventi estremi climatici e conflitti.

Il rapporto dell’International Telecommunication Union sottolinea che un terzo della popolazione mondiale non ha accesso a internet, limitando le opportunità per molte persone.

Il rapporto dell’Onu mette in luce una crisi di fiducia nelle istituzioni politiche, con il 57% delle persone che ha bassi livelli di fiducia nei propri governi. Lo studio pubblicato dalla rivista dell’Accademia Nazionale delle Scienze ha analizzato la distribuzione delle dimensioni delle case nel corso dei millenni, mostrando che, sebbene la disuguaglianza sia stata una costante storica, non è inevitabile.

Le dinamiche economiche, come la proprietà della terra, hanno portato a disuguaglianze elevate nel tempo. L’archeologia suggerisce che l’accumulo di ricchezza e le disparità economiche non sono una caratteristica ineluttabile della società umana, ma piuttosto il risultato di scelte e politiche di governance.

La ricerca enfatizza il ruolo della cooperazione e delle decisioni umane nel mitigare la disuguaglianza, indicando che il futuro può essere influenzato dalle scelte fatte oggi.


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