Storia

Ken Follett reinventa la preistoria e Stonehenge.

Uno degli scrittori più amati al mondo ha venduto oltre 198 milioni di copie. I suoi romanzi, da La cruna dell’ago a I pilastri della terra, hanno affascinato lettori di diverse generazioni, mescolando grande avventura, intrighi e ricostruzioni storiche dettagliate.

Dopo aver esplorato l’Europa medievale, l’età delle cattedrali, le guerre mondiali e la Guerra fredda, l’autore ha scelto di tornare indietro nel tempo fino all’Età della Pietra.
Nel suo nuovo libro Il cerchio dei giorni, si immagina la nascita di Stonehenge, uno dei monumenti più misteriosi e affascinanti della storia umana. La narrazione tocca non solo ingegneria, ma anche relazioni umane, comunità, amore e fede.

Con l’abilità di combinare ricerca storica e immaginazione, vengono presentati personaggi carismatici come Joya e Seft, i protagonisti di questa epopea preistorica.

In un’intervista, si è discusso del romanzo, delle ricerche alla base della storia e delle difficoltà nel raccontare un’epoca antichissima, priva di documenti scritti e caratterizzata solo dal silenzio delle pietre e dalle ipotesi degli archeologi.

L’intervista

Quanto di quello che racconta è basato su prove reali e quanto è pura immaginazione?
«È un misto. Tutto ciò che sappiamo dell’Età della Pietra deriva dagli scavi. Non ci sono documenti, disegni o iscrizioni. Dobbiamo basarci sui reperti: strumenti, armi, frammenti di ossa, resti di case e di fuochi. Gli archeologi ci forniscono un’idea dello stile di vita, dell’alimentazione, delle armi e delle abitazioni. Ma naturalmente, tutto il resto – i personaggi, i dialoghi, i rapporti umani – è frutto di immaginazione. Quindi è davvero un miscuglio: la parte materiale è archeologia, la parte umana è narrativa».


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