Jan Bloch e l’insegnamento ignorato sulla guerra.

Jan Bloch ritratto da Jan Ciągliński, Museo Nazionale di Varsavia
Esistono racconti di figure storiche, spesso dimenticate, che offrono spunti di riflessione e speranza. Durante l’estate, ogni mercoledì, proponiamo un album di testimoni della speranza, misurando le vite e gli insegnamenti con il nostro presente. Studiando i conflitti, si rese conto che una soluzione militare avrebbe portato solo morte e nessun vero vincitore.
Se solo avessero ascoltato, si sarebbero evitati almeno dieci milioni di morti. Già vent’anni prima che Benedetto XV definisse la Prima guerra mondiale una «inutile strage», l’imprenditore Jan Gotlib Bloch, di origini ebraiche, aveva previsto il disastro che avrebbe colpito l’Europa. Il leader socialista francese Jean Jaurès tentò anch’egli di fermare il massacro. Nel suo penultimo discorso pubblico, pochi giorni prima della sua morte, avvertì dell’incubo che stava travolgendo l’Europa e della devastazione che una guerra avrebbe comportato.
Jaurès era un pacifista ideologico, mentre Bloch, pragmatico, fondeva le sue riflessioni con esperienze professionali. Attraverso osservazioni durante la guerra russo-turca e studi sulla tecnica militare, concluse che la guerra moderna avrebbe portato a enormi perdite senza vincitori. Scrisse che l’aspetto tecnico della guerra era mutato in modo radicale, tanto che la guerra non poteva più essere considerata un mezzo efficace per risolvere le controversie tra nazioni; anzi, il suo costo sarebbe gravato su tutti.
Tuttavia, Bloch non costruì le sue argomentazioni su fondamenta etiche o religiose, ma su analisi economiche e calcoli matematici. Cominciò come impiegato di banca e crebbe, accumulando ricchezze grazie alla costruzione di ferrovie in Russia, diventando presidente della Borsa di Varsavia. Divenne una figura influente, dedicandosi a indagare le cause della guerra e le sue conseguenze.
In un’epoca nota come “Belle Époque”, Bloch sembrava un profeta inascoltato. La sua opera, che denunciava la segretezza della scienza militare, fu pubblicata a puntate su una rivista polacca, e successivamente attraverso un libro in sei volumi tradotto in diverse lingue. Durante la Conferenza di pace dell’Aia nel 1899, a cui fu invitato come osservatore, collaborò con altri per cercare di ottenere un accordo sul disarmo, ma molti rimasero indifferenti alle sue proposte.
I suoi scritti suscitarono interesse soprattutto negli ambienti intellettuali. Nonostante il suo richiamo alla pace e alla ragione, le sue previsioni rimasero pressoché inascoltate, mentre la guerra si scatenava inevitabilmente. Gli eserciti non erano più composti da nobili cavalieri, ma da uomini costretti a lasciare le loro professioni, gettando una notevole responsabilità sulle società.
Negli ultimi anni, Bloch si dedicò al pacifismo e all’istituzione di un Museo della Guerra e della Pace. Dopo la sua morte, calò un lungo silenzio sulla sua figura e sui suoi messaggi. Solo recentemente si è iniziato a riconoscere la rilevanza del suo pensiero. Una nuova traduzione del suo libro è stata pubblicata e ancor oggi la lucidità delle sue analisi colpisce.