Storia

Il Pci e la realtà distorta tra socialismo e supporto a Pal

Ho vissuto due esperienze significative nei Paesi socialisti, di cui una sicuramente più intrigante. Nel 1988 fui contattato da un importante giornalista polacco, che mi propose di sostenere un gruppo dissidente, Kos, diverso da Solidarność. Accettai e partii per Varsavia, portando con me pacchi di pasta Barilla riempiti di dollari americani. Non informai il Partito, consapevole delle possibili conseguenze.

Arrivai in una sera fredda e nevosa, accolto da un esponente locale che ritirò il mio “bagaglio” e mi portò nell’appartamento di una vedova italiana. Rimasi lì per tre giorni, senza nulla da fare se non attendere. I pochi libri che avevo portato terminarono rapidamente, e senza telefono o TV, il tempo da spendere divenne una sfida. Uscire non era un’opzione consigliata.

Alla fine, venni a prendere e mi fornirono alcune scatole di vinile, svuotate e riempite di cassette con interviste ai dissidenti. Superare il controllo di polizia fu un momento di tensione, ma le guardie sembrarono disinteressate. Così terminò la mia avventura da contrabbandiere di dollari e notizie clandestine. Anni dopo, seppi che non ero l’unico corriere in questo viaggio di sostegno alla dissidenza, e che i soldi provenivano anche dai sindacati americani. L’anno seguente, il regime crollò e il resto è storia.

Non era la mia prima visita in quei luoghi. Quasi un decennio prima, guidai una delegazione in URSS, ospiti del Komsomol, durante un periodo di tensioni internazionali legate all’invasione dell’Afghanistan. Questo meriterebbe una narrazione a parte.

La mia esperienza nelle terre socialiste si limita a viaggi come privato cittadino. A Mosca e Leningrado, mi trovai in una situazione difficile con la polizia per aver abbandonato il gruppo. In seguito, visitai Praga e Budapest, dove sperimentai un episodio imbarazzante legato a un cambio di valuta non ufficiale.

La mia frequentazione dell’Est Europa, purtroppo, fu meno avventurosa rispetto alla tua. Riferendomi al PCI, è interessante notare l’intreccio tra la sinistra italiana e la causa palestinese, un tema sempre attuale. Ricordo le manifestazioni in cui si inneggiava a leader palestinesi, senza piena consapevolezza delle loro azioni durante quegli anni. Per il PCI, Arafat era un eroe, la causa palestinese un segno di identità e, con il tempo, questo rapporto si trasferì anche nei movimenti successivi. La percezione di Israele, all’inizio vista come uno Stato socialista, cambiò, contribuendo a una narrazione distorta del conflitto israelo-palestinese, le cui conseguenze continuano a riverberarsi oggi.


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