Il Duce a Moscufo: “Quell’effigie è un falso”.

Contrariamente all’idea di una testimonianza storica del Ventennio, l’effigie di Mussolini su un muro nel centro di Moscufo, accompagnata dalla scritta “Noi tireremo dritto”, è stata realizzata negli anni ’50 e non ha alcun valore storico.
Non è inusuale imbattersi in fraintendimenti riguardo a reperti del passato. Si pensi, ad esempio, al dibattito sull’autenticità del Guerriero di Capestrano. Tuttavia, se il Comune di Moscufo afferma che l’effigie di Benito Mussolini è vincolata come reperto storico del Ventennio e che qualsiasi deturpazione andrebbe condannata, dovrebbe aggiornarsi, poiché quell’effigie è una forma di deturpazione. A sostenerlo è un ricercatore che, tra l’altro, è nipote dell’autore del manufatto:
“Si tratta di un’opera post-fascista, realizzata nei primi anni Cinquanta, eseguita nottetempo con il supporto di figure pubbliche e l’assenso delle amministrazioni successive. È rimasta lì, ripristinata dopo un imbratto del 2010, ma mai accompagnata da un serio lavoro di contestualizzazione. Quell’immagine non documenta il fascismo com’era; testimonia, al contrario, ciò che è sopravvissuto nel dopoguerra, tra rimozioni, ambiguità e imbarazzi.”
Formalmente, non c’è alcuna differenza tra l’autore dell’effigie e chi ha scritto, sotto di essa, con vernice cancellabile, che Moscufo è antifascista, vedendosi rivolgere insulti dalle Autorità Regionali e rischiando reazioni violente da parte di alcuni locali, mentre il sindaco non ha dimostrato solidarietà. Al contrario di quanto avvenne per l’autore dell’effigie, che godette, negli anni ’50, del sostegno politico e di un silenzio assenso che dura da sette decenni per un’opera che non ha valore significativo rispetto a un semplice imbratto:
“La Costituzione nasce contro il fascismo – precisa ancora il ricercatore – perciò un messaggio antifascista non può essere considerato ‘odio’: si sanziona l’atto materiale, ma la politica deve prendersi carico del contenuto e restituirgli una forma pubblica. Si sarebbe dovuto intraprendere un percorso di contestualizzazione storica: insieme di misure che riducono la carica celebrativa del manufatto, rendendone esplicita la problematicità e il disvalore democratico. L’eventuale vincolo dovrebbe essere rimesso in discussione sulla base di documenti completi.”