Il Carlino al fronte: raccolta fondi per i soldati caduti.

Bologna, 8 agosto 2025 – Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento si assistette all’affermazione del marketing e della pubblicità: designer di talento, personaggi noti che promuovevano prodotti e slogan incisivi caratterizzarono l’epoca. Tra i pionieri, si distinse per i suoi prodotti innovativi, come l’Idrolitica e la Pasticca del Re Sole, e per l’uso di testimonial celebri.
Nel 1914, alla guida del Carlino, si insediarono Filippo Naldi e Lino Carrara, entrambi dichiarati liberali e democratici, con grande attenzione verso l’Associazione Agraria. In quell’anno partì una campagna pubblicitaria volta ad aumentare il numero degli abbonati al giornale “più diffuso dell’Italia centrale”, offrendo un orologio da tasca in regalo ai nuovi abbonati, prodotto dalla ditta Borletti e Pezzi di Milano.
Tuttavia, l’espansione della vendita di copie del giornale avvenne con l’inizio della prima guerra mondiale. L’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando e della moglie il 28 giugno 1914 segnò la fine della Belle Époque e un cambiamento drammatico nelle vite delle persone.
All’inizio della guerra nel 1914, l’Italia entrò nel conflitto nel maggio del 1915, con un rapidissimo aumento dei prezzi, in particolare del grano e del carbone, a causa dei rischi connessi ai trasporti marittimi. Durante le elezioni amministrative di giugno 1914, la minaccia di una vittoria socialista guidata da Francesco Zanardi creò tensioni tra le forze politiche moderate e cattoliche, con il Carlino criticato da entrambe le parti per il suo tentativo di mantenere un equilibrio.
La vittoria socialista scatenò forti polemiche, e il Carlino attribuì la sconfitta all’assenza di una “piattaforma di concordia cittadina” e all’incapacità dei politici dei partiti “costituzionali”. Sostenne che la sconfitta era meritata per coloro che avevano divisorio invece di unire, suggerendo che i partiti avrebbero dovuto rinnovarsi. Il presidente dell’Associazione Elettorale Bolognese, attaccò il Carlino per aver incoraggiato l’apatia e l’assenteismo.
Nel frattempo, la guerra occupava le prime pagine, e il Carlino, schierato con gli “interventisti”, inviò molti giornalisti al fronte per coprire gli eventi bellici, offrendo anche notizie sui soldati bolognesi deceduti. La situazione portò a un significativo aumento delle vendite, raggiungendo le 170.000 copie. Una volta terminato il conflitto, il giornale si attivò per aiutare i lettori nella ricerca di congiunti dispersi e promuovendo raccolte per le famiglie bisognose. I morti bolognesi furono 2.473, con 8.133 nella provincia. La guerra portò alla comparsa di nuove categorie di cittadini: vedove, orfani e invalidi, rendendo complicate le sfide per il sindaco Francesco Zanardi nel rispondere a tali necessità in un contesto di inflazione galoppante, che tra il 1915 e il 1920 arrivò al 315%.
Il Carlino offrì un sostegno al sindaco al di là della politica. La guerra si concluse nel 1918, ma l’epidemia di spagnola seminò nuovamente panico. La Bologna vivace e goliardica di un tempo, quella della cultura e della gastronomia, non esisteva più. Si chiuse così un’epoca storica, per dare inizio a un periodo ancor più tragico che avrebbe condotto alla nascita di ideologie totalitarie come il nazismo, il comunismo e il fascismo.