Hiroshima: la storia e l’ucronia per comprenderla

Daikon è un romanzo di fantasia che ridefinisce il destino della bomba atomica e della Seconda guerra mondiale. In un momento in cui il tema del nucleare torna di attualità, può essere interessante rifletterci attraverso la finzione letteraria.
Il daikon è un ortaggio tipico del Giappone, simile a un ravanello ma dalla forma che ricorda una carota bianca. Può essere consumato crudo in insalate o cotto, diventando un ingrediente base per brodi caldi. È un alimento fondamentale nella cucina giapponese, quasi un simbolo identitario.
Diffuso ovunque, dal frigo di una famiglia che fatica ad arrivare a fine mese ai piatti serviti all’imperatore, il daikon riesce a emergere anche nei momenti più difficili. Queste cose semplici possono tenere insieme un popolo intero, rendendolo un simbolo di resistenza.
Nell’opera, il Daikon non è legato all’ortaggio, bensì indica la bomba atomica giapponese. La trama si basa su un’ipotesi semplice: «Cosa sarebbe successo se i giapponesi avessero avuto l’atomica?». Si presenta un eroe un po’ nerd, un’amata da salvare, e un antagonista eccezionale, tutti incastrati in una scrittura fluida che crea un ritmo coinvolgente.
Siamo nei giorni del bombardamento su Hiroshima; in questa versione, l’atomica sganciata dagli Stati Uniti non esplode, ma viene recuperata dai giapponesi che tentano di capire il suo funzionamento, guidati dal fisico Keizo Kan, costretto a rispondere ai militari del Colonnello Sagara.
Fat Man e Little Boy, le due bombe che hanno causato enormi perdite, ispirano il nome della bomba nel romanzo: Daikon. Così l’ingrediente giapponese simboleggia la resilienza di un popolo in difficoltà, trasformandosi in uno strumento di vendetta.
Il valore della storia
L’ucronia offre l’opportunità di riflettere su eventi storici reali, come quelli di Los Alamos, Hiroshima e Nagasaki. Il racconto coinvolgente non solo intrattiene, ma stimola anche la riflessione personale.
La proliferazione di libri sulla bomba atomica, avvenuta oltre ottant’anni fa, trova un senso nella sua attualità. È importante comprendere le motivazioni che portarono alla sua creazione, influenzate dalla paura di Hitler e dall’urgenza di prevenire una catastrofe globale. Tuttavia, si scopre che anche chi contribuì alla sua realizzazione, come Enrico Fermi, cercò di evitarne l’uso finale.
Dimenticare serve?
La riscrittura della storia invita a riflettere sull’importanza della memoria. Ricordare è fondamentale non solo per evitare errori futuri, ma anche per affrontare e risolvere traumi passati. Tuttavia, il ricordo deve evolversi, portando all’accettazione del passato e al superamento del dolore.
Accettare ciò che è stato permette di avanzare e di scrivere una nuova storia, evitando che crescano fiori del male. Concedere spazio alla fantasia è essenziale per intervenire su quella storia. In questo romanzo, il viaggio del fisico Kan e del Colonnello Sagara rappresenta una lotta più profonda: «Come si resiste sotto i colpi della vita?». La risposta può risiedere nella semplicità e nella resilienza, come nel caso del daikon.
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