Storia

Germania: una storia vista dai suoi cittadini.

La storia è parte della nostra esistenza, ma spesso non viene narrata nei libri di storia. All’Haus der Geschichte, museo di Bonn dedicato alla storia quotidiana, è stata inaugurata una nuova esposizione permanente, che si discosta da quella del 1994, anno della sua inaugurazione.

La storia della DDR nella nuova esposizione

Negli ultimi trent’anni, la Germania e i tedeschi sono cambiati profondamente. Anche il museo fa parte di questa evoluzione. I lavori iniziarono nel 1986, quando Bonn era la capitale provvisoria. Nessuno prevedeva che il Muro sarebbe caduto tre anni dopo, riportando la città a una condizione di provincialità. La capitale si trasferì a Berlino, divisa dalla cortina di ferro. L’idea di mantenere il museo sul Reno venne da parte di Helmut Kohl. La storia esposta è quella della Repubblica Federale, fondata nel 1949, non retrocede a Bismarck, alla Grande Guerra, alla Repubblica di Weimar, a Hitler e al nazismo. Nella prima esposizione c’era molto spazio dedicato ai primi anni, quelli della rinascita e della ricostruzione, mentre gli anni più recenti erano trattati in modo più veloce.

Era esposta l’imponente Mercedes nera di Konrad Adenauer, e la narrazione si concentrava principalmente sulla Germania Ovest, mentre la DDR trovava spazio in una saletta secondaria.

Si presenta la storia quotidiana, quella dei cittadini, e diverse sale sono separate da una striscia rossa, a sinistra la vita dei tedeschi dell’ovest, a destra quella dei cittadini vissuti sotto il regime comunista.

Il ruolo dei Gastarbeiter nella Germania del dopoguerra

I primi vent’anni, fino al ’69, anno della svolta con Willy Brandt come Cancelliere, occupano lo stesso spazio temporale del periodo dalla caduta del Muro a oggi, 36 anni. Angela Merkel è stata inserita in una vetrina.

Il focus è posto più sui profughi che sui Gastarbeiter, i lavoratori ospiti, in particolare gli italiani, che hanno influenzato la Germania, mentre vengono trascurati i problemi derivanti da un’emigrazione incontrollata.

Il museo si trova sulla Willy Brandt Allée, al numero 14, strada che conduce a Bad Godesberg, un sobborgo un tempo abitato da diplomati e giornalisti.

Oggi è frequentato da emigrati musulmani, dando l’impressione di passeggiare in un quartiere del Cairo.

Ricordare la vita quotidiana è complesso. La possibilità di aprire un museo simile in Italia potrebbe richiedere riflessioni su eventi significativi, come la prima Vespa, la 500, Mike Bongiorno e Lascia o raddoppia, anche Enzo Tortora in manette, la stazione di Bologna in macerie dopo l’attentato, Quelli della notte di Renzo Arbore, Totò e Berlinguer, il corpo di Aldo Moro giustiziato dalle Brigate Rosse, Marcello Mastroianni e Anita Eckberg nella Fontana di Trevi, la Dolce Vita, le vittime della mafia, la vittoria della nazionale ai mondiali di Spagna nel 1982, Sandro Pertini e Silvio Berlusconi.

Willy Brandt e la memoria storica

In una sala, i visitatori possono esplorare, tramite computer, quante volte il loro nome di battesimo appaia nella storia tedesca e visualizzare gli eventi che hanno influenzato le loro vite. L’esposizione ricorda la vita di 90 comuni cittadini, ritenuta importante quanto quella di cancellieri e ministri.

Nella prima esposizione, il mio volto era presente, sullo sfondo tra i pochi giornalisti, nel dicembre del ‘70, quando Willy Brandt si inginocchiò nel ghetto di Varsavia. Non era in evidenza, visibile solo a chi sapeva dove cercarla. Il 65% dei tedeschi non approvò quel gesto, e nemmeno ai polacchi piacque, poiché desideravano onorare le loro vittime, non gli ebrei.

Il ministro della cultura, Wolfram Weimer, un collega ed ex direttore del quotidiano Die Welt, era un bambino quando Brandt andò a Varsavia. Durante l’inaugurazione, ha affermato: «Nel museo si vede il corpo e l’anima della Germania». Nei giornali si leggono pareri variegati, positivi e critici. Questo indica che ognuno ha i propri ricordi.

Molti corrispondenti stranieri a Berlino non visitano Bonn, così come diversi giovani deputati di tutti i partiti. Un sondaggio rivela che un terzo degli studenti ignora chi fosse Willy Brandt, o lo conosce ma non ricorda il suo mandato da Cancelliere.


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