Evoluzione della Chiesa sulle guerre nel tempo.

La diplomazia vaticana, pur mantenendo priorità sulla missione spirituale, è inevitabilmente coinvolta nei conflitti, cercando di promuovere soluzioni pacifiche.
Per il Papa che si dichiara vicario di Gesù Cristo, affrontare la guerra e i suoi orrori rappresenta sempre una sfida.
Dopo il Concilio Vaticano II, la Santa Sede ha abbandonato l’antica dottrina della «guerra giusta» e si è proposta come custode dei valori umanitari, costantemente minacciati da conflitti sanguinosi.
Recenti interventi di Papa Leone XIV, del segretario di Stato vaticano, e del cardinale Pierbattista Pizzaballa riguardano la situazione a Gaza, dove ci sono state vittime innocenti nella parrocchia cattolica locale.
I tempi in cui i pontefici promuovevano crociate contro infedeli ed eretici sono lontani. Dopo la perdita del potere temporale nel 1870, la Chiesa ha cercato di non schierarsi nei conflitti armati, a meno di forti motivi ideologici, come in Spagna o in Messico.
Un esempio emblematico è l’atteggiamento di Benedetto XV durante la Prima guerra mondiale, che ha condotto una rigorosa neutralità, denunciando le atrocità e invocando la fine delle ostilità, definendo il conflitto come «inutile strage».
Nel secondo conflitto mondiale, la cautela di Pio XII si rivelò inadeguata; la Santa Sede sottovalutò la gravità dello sterminio razziale perpetrato dai nazionalsocialisti, scatenando polemiche sui silenzi riguardo alla Shoah.
Nei conflitti, la Chiesa, sebbene prioritizzi la sua missione spirituale, non può ignorare gli interessi materiali e geopolitici. La diplomazia vaticana non può evitare conflitti, cercando sempre di promuovere la pace.
Giovanni Paolo II fu accusato di alimentare la violenza durante la disgregazione della Jugoslavia, mentre a Papa Francesco è stata contestata un’eccessiva indulgenza verso l’invasione dell’Ucraina.
LaQuestione di Gaza è particolarmente complessa. Di fronte a violenze diffuse, la Santa Sede è intervenuta criticando la narrativa del governo Netanyahu e definendo inaccettabile la scarsità di aiuti umanitari, cercando di stare dalla parte dei sofferenti.