Storia

Errori nelle nuove indicazioni: una storia alternativa?

Scorrendo l’elenco degli argomenti suggeriti dalla Commissione di storia, colpisce un’indicazione particolare: l’unificazione del mondo mediterraneo sotto Alessandro Magno. Questo suscita interrogativi, considerando la consueta attenzione riservata ai materiali ufficiali. In tutta la narrazione nazionale non si riscontrano tali imprecisioni.

Questa anomalia porta a riflessioni poco convenzionali. A partire dal prossimo anno scolastico, i bambini italiani non studieranno che Alessandro Magno morì a Babilonia nel 323 a.C., dopo aver “unificato” l’Oriente. Al contrario, apprenderanno che, recuperata la lucidità, si volse verso ovest per affrontare Cartaginesi e Romani. A seconda delle fonti adottate, si possono privilegiare narrazioni romane, come quelle di Tito Livio, che si pose la famosa domanda: «E se Alessandro avesse combattuto contro Roma?».

Dal prossimo settembre, autori e insegnanti si troveranno a riflettere su queste questioni, alimentando dibattiti che coinvolgeranno anche le famiglie. Le risposte saranno molteplici, ma è probabile che questo fosse l’intento della Commissione.

Ciò che appare come un errore potrebbe essere una scelta voluta, vista l’opinione di alcuni critici, ben radicati nelle tradizioni accademiche. Loredana Perla, coordinatrice della Commissione, ha definito tali critiche come parte di un conservatorismo anacronistico.

Le nuove linee guida richiamano alla modernità e a un approccio alternativo nella didattica. L’idea di storia alternativa si presenta come un metodo innovativo, perfettamente integrato nel nuovo curriculum.

A partire dall’introduzione, si evince che la tradizionale narrazione del “processo di ominazione” viene sostituita da un racconto più diretto, che presenta l’arrivo dell’uomo sulla terra come un evento quasi miracoloso, abbandonando termini accademici.

A questo punto, vari periodi storici vengono rielaborati secondo punti di vista alternativi. Per esempio, riguardo alla colonizzazione, esistono due narrazioni: una meno critica che parla di un incontro tra civiltà e una tradizione di studi che mette in evidenza sfruttamento e violenza coloniale.

Un episodio risalente a decenni fa coinvolge uno studente che, sentendo parlare della Seconda guerra mondiale, chiese se ci fosse stata anche una Prima. Questo aneddoto, citato per illustrare il livello di conoscenza degli studenti attuali, solleva interrogativi sul significato di tali errori nel contesto educativo.

Si osserva un contrasto con la dichiarata volontà della Commissione di valorizzare i contenuti. Tuttavia, sembra che la priorità sia piuttosto quella di perseguire obiettivi politici specifici, come la definizione dell’identità nazionale e la promozione della cultura occidentale.

Questa riforma si inserisce in un progetto più ampio di affermazione di visioni politiche nella storia italiana. La narrazione proposta appare quindi come un prodotto di una visione semplificata e superficiale della storia, destinata a influenzare il lavoro degli insegnanti e i testi scolastici a partire dal prossimo anno.

È opportuno considerare le implicazioni di un’impostazione che, sebbene discutibile, evidenzia una preoccupante mancanza di rigore.


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