Del Boca: la verità sugli italiani in Etiopia.

Il pregiudizio razzistico deriva, in qualche modo, dalla natura sociale dell’essere umano; non si può essere “razzisti” da soli. Secondo Freud, si tratta di una degenerazione del “narcisismo delle piccole differenze” che mantiene la coesione del gruppo attraverso la dichiarazione di inferiorità degli altri. Il conforto di appartenere a un gruppo, proiettando le proprie negatività all’esterno, è un premio per l’individuo, ma questa inclinazione, priva di fondamento biologico, antropologico e genetico, è stata ampiamente studiata.
Gli antropologi hanno spiegato che il razzismo è una narrazione distorta del passato, selezionando alcuni elementi per giustificare l’odio verso gli altri. La ricerca condotta dimostra che l’appartenenza a un gruppo si rafforza attraverso la separazione e la discriminazione.
Non è necessario concludere che in noi alberghi un sentimento razzistico; molto dipende dalla veridicità della narrazione in cui siamo immersi. Importanti studi hanno rivelato la verità sull’avventura coloniale italiana, sfidando la narrazione che esaltava gli “Italiani brava gente”.
Quest’anno segna il centenario della nascita di questo storico, in un contesto di oblio che contrasta con le consuete celebrazioni per le figure illustri italiane. Ancora oggi, dopo 60 anni dalla pubblicazione del suo primo lavoro sulla guerra d’Etiopia, la sua visione provoca un certo disagio in una rappresentazione collettiva che fatica a riconoscersi nel ruolo degli invasori.
Fu un prolifico storico del colonialismo italiano, attingendo a archivi pubblici che cercavano di mantenere il mito della diversità italiana durante le invasioni coloniali, come se il colonialismo stesso non fosse una violenza irreparabile contro un popolo sovrano.
Eppure, ha aperto la coscienza storica degli italiani raccontando con verità la brutalità e la violenza del colonialismo, convinto che rimuovere il velo dell’omertà fosse fondamentale affinché la nazione facesse i conti con il proprio passato.
Naturalmente, chi ha sovvertito la narrazione rassicurante ha collezionato nemici, inclusi nostalgici della destra e una certa riluttanza accademica. Celebre è stata la sua polemica con un noto giornalista che contestò l’uso dei gas letali, dovendo poi riconoscere l’evidenza delle fonti citate.
La sua scrittura, caratterizzata da uno stile narrativo incisivo, ha raggiunto un pubblico amplio, rendendo la sua ricerca più incisiva nel dibattito pubblico. Un aspetto notevole è come la propaganda coloniale abbia iniziato a influenzare la formazione educativa italiana già dall’età giolittiana, trasmettendo l’idea di superiorità razziale fin dai primi anni di scuola, evidenziando come non si nasca razzisti, ma si possa essere influenzati da narrative orientate.



