Da Russell a Simone Weil: il pacifismo e la politica.

Il pacifismo non ha mai impedito una guerra. Né ha mai portato alla fine di una guerra. È triste dirlo, ma purtroppo è così. L’indignazione contro le “inutili stragi” e le aggressioni ingiustificate non ha fermato nessuna delle grandi guerre del Novecento, né ha potuto fermare quanto avviene in Ucraina o a Gaza. Non ha impedito genocidi, né ha contrastato la Shoah. L’antimilitarismo di alcuni pensatori, come Albert Einstein, si confrontò con la realtà della guerra.
Nel 1914, durante la Grande guerra, 93 intellettuali e scienziati tedeschi firmarono un manifesto a favore dell’esercito tedesco, mentre Einstein propose un “Appello agli Europei” per promuovere la pace. Dopo la grande carneficina, appoggiò l’obiezione di coscienza. Successivamente, esule dalla Germania nazista, pubblicò nel 1935 un saggio sulla necessità per i pacifisti di allearsi militarmente contro i totalitarismi fascisti, chiedendo agli Stati Uniti di precedere la Germania nella corsa per la bomba nucleare.
Anche Bertrand Russell, inizialmente pacifista, cambiò idea di fronte all’aggressione nazista. Il pacifismo, come dimostrò Simone Weil, fu spesso superato dalla necessità di agire contro la violenza. La guerra del Vietnam dimostrò come una mobilitazione popolare, pur presente, non fosse l’unica causa di una conclusione pacifica.
Nell’Europa degli anni ’20 e ’30, il pacifismo di destra e nazionalista prevaleva, con divisioni anche nella sinistra. Paul Faure e Léon Blum rappresentavano posizioni opposte sul rischio di guerra, cercando di fermare l’aggressione fascista. Blum, dopo la conferenza di Monaco, provò disagio per aver contribuito a una pace basata su compromessi umilianti.
I pacifisti della sinistra e della destra spesso si schierarono, sia a favore che contro le guerre, in contesti complessi. L’atteggiamento ambivalente del Partito comunista francese illustrò come le posizioni di pacifismo potessero essere strumentalizzate per giustificare manovre politiche.
Oggi, la questione della pace si intreccia con le scelte politiche, con un’analisi storica delle varie sfumature del pacifismo che evidenzia contraddizioni e opportunismi legati a momenti storici precisi.



