Cosa accadde a Roma dopo la fine dell’impero?

Dopo il 476 d.C., Roma subì una drastica spopolazione e divenne teatro di conflitti tra le potenze barbariche emergenti. Da una parte c’erano gli Eruli, guidati da Odoacre, che depose l’imperatore Romolo Augusto. Dall’altra, le alleanze barbariche, tra cui gli Ostrogoti, capeggiati da Teodorico il Grande, inviati dagli imperatori d’Oriente per riconquistare l’Italia.
In questo contesto, la Chiesa di Roma consolidò il proprio potere, diventando l’unica forza politica capace di mediare tra l’aristocrazia romana, l’Oriente e i popoli germanici.
Contrariamente a quanto si pensi, Eruli e Ostrogoti non continuarono a saccheggiare l’Italia. Anticipando le azioni dei Vichinghi, optarono per insediarsi nel territorio italiano e difendere Roma e altre città dagli invasori.
Dopo aver sconfitto Odoacre e autoproclamatosi re d’Italia, Teodorico si stabilì a Roma e cercò fondi per il restauro dei monumenti romani. Pur non volendo farsi nominare imperatore per non scontrarsi con l’imperatore d’Oriente, intraprese scelte simili a quelle degli imperatori passati.
Finanziò giochi nel circo, abolendo le lotte mortali, restaurò il Circo Massimo per consentire ai romani di partecipare a corse di bighe e cercò di mediare con i cristiani, impegnandosi a risolvere uno scisma tra due papi dal 501 al 507. Condannò anche alcuni soldati per piccoli furti contro le famiglie nobiliari.
La situazione cambiò con la morte di Teodorico e l’elezione di Giustiniano come imperatore d’Oriente. Nel 535, l’esercito bizantino attaccò l’Italia, concentrandosi su Roma, dando origine a una guerra logorante in cui i bizantini conquistarono gradualmente il territorio.
Questo spopolò ulteriormente la penisola italiana e permise l’arrivo dei Longobardi da nord, segnando la fine di qualsiasi forma di romanità rimasta nella governance della penisola.