Cicli e percorsi nel labirinto della storia

«Un capolavoro della storiografia tedesca, una sintetica e tuttavia mirabile ricostruzione dell’ascesa e del declino degli Stati europei»: così viene introdotto il famoso saggio “Equilibrio o egemonia”, già uscito nel 1954 ma che non ha perduto nulla della sua forza analitica. Ripensare alle dinamiche che portarono alla nascita delle nazioni europee, al loro combinarsi, scemare e ritornare in vesti nuove lungo mezzo millennio – oggi che il mondo va verso chissà quale riassestamento – è un’operazione che interessa anche chi non è specializzato in storia.
Il saggio, innovando la tradizionale scuola tedesca che poneva il focus sullo Stato, allarga l’analisi ai complessi rapporti tra Stati, economia, geografia e forze sociali, arricchendo l’analisi storica. Dalla discesa a Roma di Carlo VIII fino alla Seconda guerra mondiale, la storia europea è caratterizzata da un’alternanza di affermazioni di egemonia tra diverse nazioni. L’indagine si concentra sui fattori che determinano questi cambiamenti, senza cercare di rintracciare una filosofia della storia coerente e immobile. Al contrario, ogni possibilità sembra aperta, evocando una certa inquietudine nell’uomo.
«L’età moderna – si osserva – ebbe inizio con un impulso vitale pieno di fiducia, che sfondò gli ordinamenti medievali, con l’emancipazione della politica come motore principale di tale impulso. Oggi emerge l’idea che questo motore potrebbe fermarsi, una volta stabilito un ordinamento pacifico mondiale». Questa riflessione evoca l’inquietudine dei tempi attuali, suggerendo l’importanza di esplorare un classico di questo spessore per comprendere i legami tra il passato e il potenziale avvenire.
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