Centenario dell’ultimo partigiano padovano, sopravvissuto ai lager.

L’ultimo partigiano compie cento anni. Ha sempre vissuto a San Bellino fino a circa un anno e mezzo fa, quando le condizioni di salute non glielo hanno più permesso, e ora vive a Torre dove il figlio e la moglie si prendono cura di lui. A Celio Bottaro sono iniziati a presentarsi alcuni problemi di salute.
È l’ultimo testimone vivente della memoria partigiana della città e probabilmente anche della regione. Bottaro ha scelto da giovane da che parte stare, quella della libertà. Una scelta difficile, che ha comportato la ribellione al fascismo e la lotta contro il nazismo, portandolo prima in carcere e poi in due campi di concentramento tedeschi. Qui ha assistito a terribili atrocità. Era il 1943 quando Bottaro e il cugino condividevano la detenzione in condizioni disumane, riuscendo a sopravvivere. La loro storia di partigiani deportati è stata portata in scena e continua a essere raccontata per mantenere vivo il ricordo.
Se il cugino ha mantenuto impronta politica anche dopo la guerra, Bottaro ha continuato a difendere i suoi ideali, dedicandosi però più al lavoro. L’esperienza vissuta rimane impressa come un ricordo indelebile. Bottaro fu arrestato in un fienile insieme ad altri partigiani e, dopo essere stato processato, condannato a morte. Grazie all’intervento di due avvocati, la pena fu commutata in lavori forzati a vita, portandolo nei campi di Linz e Mathausen fino alla liberazione. Anche il cugino conobbe momenti di detenzione, ma fu mandato in un altro campo.
Un pensiero riguarda Bottaro, descritto come un esempio di forza e amore per la patria. È tornato vivo da una situazione che ha portato molti alla morte. La sua figura rappresenta un simbolo di resilienza e saggezza, come deve essere riconosciuto in chi ha vissuto esperienze così drammatiche.