Bibi in scena: il limite tra civiltà e barbarie.

Il discorso ha rivelato chiaramente il confine tra civiltà e barbarie, mettendo in evidenza che le azioni di Israele, sotto la guida di un determinato governo, non possono più essere giustificate con motivazioni “nobili”. Non si tratta più di una reazione alle recenti stragi né del tentativo di salvare ostaggi, ma del riflesso di una preoccupazione crescente a livello globale. La Siria, ad esempio, è stata attaccata con il pretesto di un potenziale pericolo.
Questa consapevolezza ha portato a reazioni quotidiane. La UEFA sta discutendo di escludere le squadre israeliane dalle competizioni internazionali. Anche importanti aziende tecnologiche hanno deciso di interrompere la fornitura di servizi a unità militari israeliane coinvolte nello spionaggio di massa. Questi segnali, per quanto piccoli, indicano un crescente malcontento nei confronti della politica israeliana.
Di fronte a questo fermento sociale, le reazioni da parte di alcuni governi, in particolare quello degli Stati Uniti, si sono caratterizzate per l’arroganza della forza. Le decisioni della Casa Bianca continuano a tradursi in un aumento del supporto militare per Israele, con l’invio di ingenti somme di denaro e armamenti.
Recentemente, è stata proposta una gestione provvisoria della Striscia di Gaza da parte di un ex leader coinvolto in azioni controverse, suggerendo un’ulteriore mancanza di sensibilità verso le reali dinamiche della regione. L’assenza di una risposta concreta e la crescente disillusione di fronte a scenari di questo tipo rivelano il rifiuto globale verso tale approccio.



