Aromi storici: le fragranze perdute d’Europa.

Tra gli aromi del passato, uno dei più inquietanti è l’odore dell’inferno, descritto come quello di “un milione di cani morti”. Esistono però molti altri odori, catalogati in un grande database che raccoglie quasi 2 milioni e mezzo di aromi menzionati in circa 180mila documenti storici degli ultimi cinquecento anni in Europa. Questo progetto complesso impiega competenze multidisciplinari e strumenti di intelligenza artificiale per documentare e preservare gli aromi storici. Tra questi, figura l’olezzo dell’inferno, ricostruito da un ricercatore britannico che ha analizzato centinaia di riferimenti nei sermoni del sedicesimo e diciassettesimo secolo, creando una miscela inquietante che evocava maggiore timore dell’inferno stesso.
Una questione culturale
Tra i tanti odori storici disponibili nel database, ne sono stati selezionati una dozzina, presentati al padiglione europeo di un’importante esposizione: spiccano aromi come incenso, mirra e i canali di Amsterdam, ognuno con le proprie connotazioni emotive e culturali. L’esposizione ha dimostrato quanto gli odori siano soggettivi e influenzati dal contesto storico: alcuni europei hanno addirittura trovato “attraente” l’odore dell’inferno, associandolo al profumo della carne grigliata, mentre la maggior parte dei visitatori asiatici l’ha descritto come “completamente disgustoso”. Questo progetto ha riunito esperti in vari settori, tra cui storia e chimica, con l’obiettivo di riconoscere e preservare odori significativi e “paesaggi olfattivi” che sono parte del patrimonio immateriale del continente.
L’aiuto dell’intelligenza artificiale
Per estrarre “testimonianze olfattive” da circa 43mila immagini e 167mila testi storici in sei lingue, sono stati addestrati modelli di intelligenza artificiale in grado di scorrere i documenti e individuare i riferimenti agli aromi. Sulla base delle informazioni ottenute, sono stati creati knowledge graph, reti di dati interconnessi che permettono una navigazione più efficace. L’idea è ispirata da un’iniziativa giapponese che, nel 2001, ha stilato un elenco dei cento paesaggi olfattivi più significativi del paese. I ricercatori europei hanno mirato a esportare questo concetto per recuperare “la delicatezza e la sensibilità agli odori che oggi abbiamo perso”.
Un senso dimenticato
Grazie a progetti come questo, l’olfatto potrebbe tornare in primo piano: molte persone possiedono conoscenze olfattive che tendono a trascurare. Se supportati, potrebbero riappropriarsene e utilizzare queste conoscenze. Se possibile, è meglio riscoprire la nebbia marina e le pesche bianche piuttosto che odori sgradevoli.