Storia

Amore per i Savoia: la storia d’Italia da raccontare

Vi è un legame storico che unisce la mia famiglia alla casa Savoia. Mio nonno fu l’unico giornalista a incontrare re Umberto II durante il suo esilio a Cascais, in Portogallo. Da quell’incontro nacque un libro, che tuttora rappresenta un importante documento storico. Attualmente, mi trovo a intervistare Emanuele Filiberto, nipote di Umberto II, in preparazione a un convegno dedicato al «re di maggio» nella residenza di Racconigi.

«Quel libro è, in effetti, una lunga intervista e lo citerò nel mio intervento», afferma Emanuele Filiberto. «Discuteremo del periodo dal ’43 al ’46, quando Umberto II era ancora principe di Piemonte e suo padre, Vittorio Emanuele III, era re. Durante quel periodo, Umberto assunse un ruolo politico fondamentale, partecipando a battaglie come quella di Monte Lungo, nonostante i rischi. Gli americani avrebbero voluto onorarlo con la Silver Star, ma rifiutò».

«Umberto II era un uomo di grande dignità, che mise sempre le esigenze del suo Paese davanti alle proprie. Dopo il referendum del ’46, scelse di lasciare l’Italia per evitare conflitti. Non poté mai più tornare. Mio nonno merita di essere ricordato maggiormente, ed è per questo che parteciperò con piacere al convegno».

«Sono molto orgoglioso dell’impegno attivo che portiamo avanti attraverso gli Ordini dinastici della casa Savoia, impegnati in opere benefiche».

«Sotto la guida di mio padre, gli Ordini hanno raccolto oltre 45 milioni di euro in beneficenza. Sebbene ci siano eventi di raccolta fondi che raccolgono somme simili in una sola serata, la nostra filantropia è a chilometro zero: voglio che ogni delegazione restituisca nel proprio territorio, aiutando anche piccole associazioni locali».

«Questo estate ho visitato cinque regioni in sei giorni, immerso nella mia passione per il contatto con le persone. Recentemente, ho constatato, grazie a un sondaggio, l’affetto della gente per la mia famiglia».

«La conoscenza di determinati eventi storici è in declino. Ne ho parlato anche con il ministro dell’Istruzione in merito alla preparazione carente degli studenti. La storia d’Italia è fondamentale per la nostra identità e sarebbe un peccato che i giovani se ne allontanassero. Sono pronto a condividere la storia della mia famiglia, che ha avuto un ruolo chiave nella formazione della nazione».

«Ho acquistato la squadra di calcio Savoia 1908 per evitare che finisse in fallimento. Utilizziamo lo slogan “Diamo un calcio alla camorra” per intraprendere una nuova avventura. La Campania è una regione bellissima ma complessa, e attraverso il calcio voglio offrire opportunità ai giovani».

«Mio padre era un grande tifoso del Napoli, e anche mio nonno nutriva una passione per il calcio, anche se non poteva esplicitarla. Tifavo Juve perché è stata la prima squadra italiana che ho conosciuto in Svizzera durante l’esilio. La mia famiglia ha sempre avuto legami con la Juventus».

«Abbiamo aperto un ristorante a Montecarlo, e stiamo espandendo la nostra presenza anche negli Stati Uniti e in Arabia Saudita, offrendo un mix della cultura gastronomica italiana con prodotti locali».

«Le mie figlie, di 21 e 19 anni, sono al momento dedite ai loro studi e ai loro progetti. Entrambe hanno talenti unici e spero che un giorno possano continuare il nostro patrimonio familiare. Sono attive nelle loro rispettive passioni, una nella Giurisprudenza e l’altra nella promozione artistica».


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