Vietare il Remigration Summit è un passo indietro
L’evento “Remigration Summit” previsto per domani, 17 maggio, nel varesotto è confermato, anche se la location rimane sconosciuta. Gli organizzatori mantengono il riserbo per evitare eventuali problematiche, dato che sono state segnalate manifestazioni di gruppi definiti “antifascisti” a Milano, monitorate dalle forze dell’ordine per il rischio di scontri. Nonostante la prefettura abbia dichiarato che l’evento non può essere vietato, trattandosi di una manifestazione privata, le opposizioni stanno facendo pressione affinché venga bloccato.
Ci sono voci che suggeriscono Gallarate come possibile sede, ma anche il sindaco della città, Andrea Cassani, non ha confermato l’informazione. Cassani ha affermato che “non si possono impedire manifestazioni pacifiche di privati“, aggiungendo che “l’articolo 21 della Costituzione prevede il principio della libertà di manifestazione del pensiero.” Ha enfatizzato che la questione riguarda la garanzia di libertà di espressione.
Diverse forze politiche, dal Pd ad Avs, chiedono ora l’intervento delle autorità per fermare la manifestazione, invocando un diritto di libertà di pensiero mentre tentano di silenziare opinioni dissenzienti, adottando metodi che si pensava fossero superati.
“Sono d’accordo con qualsiasi iniziativa democratica e libera. Non capisco perché si debba vietare il libero pensiero. Non siamo mica in Unione Sovietica“, ha commentato Matteo Salvini in un evento della Lega, sostenendo che chi percepisce l’immigrazione di massa come un problema deve essere in grado di esprimere la propria opinione.
Anche Silvia Sardone, vice segretaria della Lega ed eurodeputata, critica le opposizioni, affermando che “si arrogano il diritto di decidere chi può manifestare e organizzare incontri. La sinistra non si vergogna più del suo atteggiamento liberticida.”