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Tensioni in Aula sul dl Sicurezza: opposizioni in protesta.

Tagliola e doppia tagliola. La maggioranza ha deciso di procedere con il decreto Sicurezza, riducendo emendamenti e tempi per le dichiarazioni di voto nella commissione Affari Costituzionali e Giustizia, in preparazione per l’approdo in Aula alla Camera, dove sarà prevista la fiducia. Questa scelta ha suscitato forti reazioni da parte delle opposizioni, che denunciano uno “strappo inaccettabile e inaudito alle regole del confronto democratico”. Secondo M5s, Pd, Avs, Iv e +Europa, ciò ha comportato l’azzeramento del dibattito parlamentare su un provvedimento che presenta gravi criticità e mira a limitare le forme di dissenso. Le minoranze hanno anche richiesto l’intervento del presidente della Camera, ma senza esito.

Oltre alle critiche sul provvedimento, si sono aggiunti rilievi riguardo ai tempi ristretti per l’esame. Nel pomeriggio, è arrivato il via libera in commissione al mandato al relatore. Il testo del decreto Sicurezza sarà discusso in Aula lunedì e si prevede la fiducia. Il via libera è avvenuto tra le urla “vergogna” delle opposizioni. “La tagliola sulle dichiarazioni di voto è la prima volta in assoluto. Non abbiamo potuto discutere liberamente gli emendamenti e ci sarà la fiducia in Aula. Con queste forzature, viene meno il nostro ruolo di parlamentari”, ha dichiarato una rappresentante del Pd. “Non ci aspettiamo un’Aventino dall’opposizione, saremo sempre in Aula a difendere la democrazia”, ha affermato un esponente di Avs.

“Lancio un allerta, ciò che sta accadendo è preoccupante, sia nel metodo che nel merito. Quando si violano regole, procedure e libertà fondamentali, si supera un limite ed è un danno per tutti”, ha dichiarato un rappresentante di +Europa, annunciando una relazione di minoranza. Un altro esponente del Pd ha sottolineato che quanto accaduto “non ha precedenti”, poiché lunedì pomeriggio il governo metterà la fiducia e il testo passerà al Senato senza ulteriori modifiche. Secondo lui, il dl Sicurezza ha avuto un iter parlamentare da democrazia autoritaria, contrario alla Costituzione. Da parte della maggioranza, ha commentato, si sono manifestati “atteggiamenti degni dell’Ungheria di Orban”.


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