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Tecnica innovativa per il tumore al pancreas.

Massa, 16 maggio 2025 – In un ospedale della città è stata eseguita per la prima volta una procedura endoscopica per il trattamento di una patologia oncologica che, fino a poco tempo fa, veniva affrontata esclusivamente con interventi chirurgici.

La procedura ha riguardato una paziente affetta da un tumore al pancreas, responsabile di un’ostruzione intestinale che rendeva difficile l’alimentazione.

Questa condizione, che in passato richiedeva un intervento chirurgico, può ora essere trattata – sebbene in pochi centri – tramite un approccio mini-invasivo chiamato gastro-entero anastomosi, praticato eco-endoscopicamente.

Il trattamento è stato effettuato da un team di specialisti che aveva già esperienza con questa tecnica in altre strutture.

È importante sottolineare il contributo dell’intera equipe dell’Endoscopia, compreso il personale infermieristico, che gioca un ruolo significativo in ogni fase del trattamento.

Cosa cambia nella procedura

“Questa procedura endoscopica mira a migliorare la sintomatologia in pazienti con occlusione duodenale provocata da un carcinoma al pancreas, evitando così un intervento chirurgico. In pratica, è stata realizzata un’anastomosi tra stomaco e un’ansa digiunale, tramite l’inserimento di una protesi ecoendoscopica, superando l’ostruzione e permettendo alla paziente di riprendere l’alimentazione. La realizzazione di un collegamento diretto tra stomaco e intestino è necessaria in certe situazioni per far sì che il paziente possa nutrirsi, nonostante la presenza del tumore.”

Alcuni tumori al pancreas possono infiltrare stomaco e duodeno, causando una stenosi che impedisce il passaggio del bolo alimentare. “È imprescindibile”, continuano i medici, “creare una strade alternativa affinché il cibo possa transitare senza difficoltà. Questa tecnica endoscopica apre a nuove possibilità terapeutiche e posiziona l’ospedale al pari dei maggiori centri italiani, confermando l’impegno verso procedure sempre più personalizzate, specialmente per pazienti fragili, per garantire loro una qualità della vita migliore.”


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