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Sette volti dell’universo giovanile inattivo.

La presenza dei giovani Neet, acronimo di Not in employment, education or training, in Italia rimane preoccupante, con oltre il 16% dei giovani tra i 15 e i 29 anni ufficialmente inattivi. In confronto, la media europea è intorno all’11%, con paesi come Germania e Olanda che mostrano numeri più confortanti, attestandosi attorno al 7%. Sempre più diplomati e laureati lasciano il Paese in cerca di migliori opportunità lavorative e salari più competitivi. Negli ultimi dieci anni, quasi 100.000 laureati hanno scelto di emigrare, un numero pari agli abitanti di una città media italiana.

Dall’inizio della crisi nel 2008, oltre mezzo milione di giovani ha deciso di andare all’estero, un numero comparabile alla popolazione di Genova. Questi fenomeni sono talmente rilevanti da risultare difficili da credere. Ci si chiede: dove sono tutti questi Neet? Non hanno mai manifestato, e ciò sarebbe un segnale positivo. L’indifferenza e la rassegnazione rappresentano un problema più grande rispetto alla protesta.

Le cause di questo fenomeno sono state analizzate da diverse ricerche. Gli abbandoni scolastici sono ancora troppo elevati (l’Italia è quinta in Europa, con un tasso di dispersione superiore al 10%), in particolare nel Mezzogiorno, dove Sicilia e Sardegna superano il 17%. Inoltre, ci sono difficoltà legate alla cultura dell’alternanza scuola-lavoro, inefficienze nel mercato del lavoro, e una carenza di tirocini e apprendistati. È necessario un ulteriore impegno per affrontare questa problematica e prevenire che venga ignorata, così da valorizzare giovani e talenti.

Uno studio ha tentato di esplorare come suscitare reazioni a questa condizione di disagio, identificando sette archetipi psicologici tra i giovani. Le categorie di individui fragili, sacrificati e disorientati tendono a essere passive e introverse, mentre quelli definiti sabbatici e ambiziosi mostrano una certa assertività. Infine, vi sono anche svincolati e disillusi, generalmente più estroversi.

Cinque tensioni principali, riassunte nell’acronimo Madei, contribuiscono a questa situazione: marginalizzazione, ansia, disillusione, entitlement e una visione del lavoro che si discosta dalla vita privata. Queste dinamiche rappresentano una lente utile per interpretare la complessità della realtà giovanile. È importante ascoltare questi individui con attenzione, evitando giudizi frettolosi e, talvolta, presentandoli con la realtà.


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