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Sesto San Giovanni, alunni in gita alla moschea. La Lega: «Scuole laboratorio di islamismo». Replica: «Integrazione».

La visita di alcuni studenti a un centro islamico ha suscitato polemiche. Insegnanti e responsabili del centro sottolineano l’importanza di progetti che promuovono la conoscenza reciproca tra diverse culture e religioni, ma il sindaco critica la scelta, definendola inaccettabile e accusando l’incontro di avere elementi di indottrinamento.

«Salam aleikum» («pace su di voi») è il saluto usato dagli alunni di alcune scuole di Sesto San Giovanni durante la loro visita al centro islamico, dove hanno partecipato a una lezione sui principi dell’Islam e hanno posto domande. Questo progetto è in atto da anni, mirando a favorire la collaborazione e la comprensione reciproca tra le scuole e la comunità musulmana, ma recentemente ha scatenato polemiche.

A sollevare la critica è il sindaco di Sesto, con un post in cui esprime la sua contrarietà riguardo alle gite negli istituti religiosi. Sostiene che la nostra cultura e i suoi valori non coincidono con alcune pratiche islamiche, e ritiene che le scuole debbano rimanere ambiti neutri, privi di contenuti religiosi unilaterali.

Una delle volontarie del centro ha evidenziato come la collaborazione con le scuole sia consolidata. Una delle insegnanti ha rilanciato come scopo delle visite fosse quello di favorire la conoscenza tra le religioni, con l’intento di promuovere l’incontro e la comprensione. Hanno spiega anche alcuni principi di base dell’Islam, sottolineando l’importanza del rispetto reciproco tra le diverse culture.

Si è toccato anche il tema della guerra, con l’imam che ha spiegato che il jihad non deve essere interpretato come violenza. Ha ribadito che la fede è un’esperienza personale e non deve essere imposta agli altri. Un alunno ha posto domande sul velo indossato da alcune donne, evidenziando che la scelta di indossarlo può variare e non è sempre obbligatoria.

Tuttavia, la Lega ha criticato la scelta delle scuole, sottolineando la necessità di salvaguardare la laicità del contesto educativo. Si afferma che mentre si discute di simboli religiosi nel nostro paese, c’è una percezione di indottrinamento nei confronti dei più giovani, con elementi che non riflettono la pluralità culturale e religiosa italiana.


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