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Ossessione per la pornografia

La sentenza che ha condannato Alberto Stasi riconosce che per l’omicidio di Chiara Poggi non esisteva un movente. Le ipotesi presentate nel processo, inclusa la presunta inclinazione di Stasi per la pornografia online, non spiegano il perché di un simile crimine. Attualmente, a dieci anni dalla sentenza, gli psicologi del carcere di Bollate riprendono questa teoria, cercando di giustificare la psiche di Stasi, nonostante la Procura di Pavia suggerisca un colpevole alternativo, Andrea Sempio, amico del fratello minore di Chiara.

Le consulenze presentate al tribunale di Sorveglianza di Milano, che ha concesso a Stasi la semilibertà, mostrano come i giudici abbiano dovuto affrontare un parere negativo della Procura generale. Gli psicologi parlano di «movente» legato all’ossessiva visione di materiale pornografico, con tratti eccessivi per un giovane alla scoperta della sessualità. Inoltre, si ipotizza una forma di «parafilia», pur ammettendo che ci siano solo «tracce» di questa condizione, senza i requisiti per una diagnosi.

Nonostante queste analisi, la convinzione attuale della Procura di Pavia è che Stasi sia innocente. Viene avviata una nuova rielaborazione degli atti dell’inchiesta precedente, ora affidata ai carabinieri di Milano. Questa processo si preannuncia lungo e complesso, con difficoltà nel recupero di prove e memorie, come l’intonaco delle scale di casa Poggi che presenta l’impronta di Sempio. Ulteriori indagini sono in corso su aspetti riservati, mentre la questione suscita un interesse mediatico eccessivo, sfociando in eventi deplorevoli, tra cui minacce di morte nei confronti della difensora di Sempio.

La solidale reazione della collega Giada Bocellari, avvocato di Stasi, evidenzia come un clima d’odio si stia creando intorno alla vicenda, un fenomeno inaccettabile che merita di essere affrontato.


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