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Operaio vince causa contro azienda per divieto bagno.

Si chiude una lunga disputa legale iniziata nel 2017. Un sindacato ha dichiarato: «Una sentenza che restituisce dignità al lavoratore».

La Corte di Cassazione ha messo fine alla contesa tra Stellantis e un operaio a cui non fu consentito di andare in bagno durante il turno di lavoro. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’azienda contro la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila, chiudendo un braccio di ferro giudiziario durato oltre otto anni.

La vittoria dell’operaio contro Stellantis in tutti i tribunali

L’episodio che ha dato origine alla causa risale a febbraio 2017, quando un operaio di Sevel-FCA – oggi Stellantis – si urinò addosso, ma non gli fu permesso di andare in bagno né di cambiarsi. La situazione suscitò un forte clamore mediatico e portò a uno sciopero immediato. In primo grado, il tribunale di Lanciano ha dato ragione al lavoratore, riconoscendo una «lesione alla dignità personale» sul luogo di lavoro, in violazione del codice civile. Stellantis ha presentato ricorso, ma anche in secondo grado la Corte d’Appello dell’Aquila ha confermato la posizione a favore dell’operaio. L’azienda ha poi ricorso nuovamente alla Cassazione, ma anche qui il verdetto è stato a suo sfavore, incluse le spese legali a carico di Stellantis.

Usb: «Una sentenza che restituisce dignità»

Il sindacato ha espresso soddisfazione per la sentenza, sottolineando che rappresenta un’importante vittoria per un lavoratore che ha avuto il coraggio di intraprendere un percorso giudiziario per evitare il ripetersi di episodi simili. Si ricorda inoltre la vicenda giudiziaria parallelamente coinvolgente l’allora coordinatore regionale del sindacato, denunciato per diffamazione. Questo procedimento si è concluso con l’archiviazione nel 2020.


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