Storia

Bankitalia trionfa nella causa contro i Savoia sui gioielli.

Il Tribunale di Roma ha rigettato la domanda dei Savoia, che chiedevano di accertare il loro diritto di proprietà sui gioielli depositati presso la Banca d’Italia. I gioielli, consegnati dal Ministro della Real Casa Falcone Lucifero alla Banca d’Italia il 5 giugno 1946, erano considerati «gioie di dotazione della Corona» e non beni personali.

Valore stimato di 300 milioni

La questione di legittimità costituzionale sollevata dagli attori è stata dichiarata manifestamente infondata, e la richiesta di rimessione alla Corte di Giustizia è stata respinta. È stata espressa una valutazione positiva riguardo alla conclusione di questa vicenda, con la speranza che lo Stato possa esporre i storici monili in un museo. Secondo fonti aperte, nel cofanetto custodito in Banca d’Italia è presente solo una parte dei gioielli di casa Savoia, con un valore stimato di 300 milioni di euro.

I Savoia avevano richiesto la restituzione dei gioielli alla Banca d’Italia nel 2021, ma dopo una risposta negativa nel dicembre dello stesso anno, hanno avviato una causa nel 2022. L’azione legale è stata promossa da Vittorio Emanuele di Savoia e altri membri della famiglia contro la Banca, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero dell’Economia. Facendo riferimento al verbale di deposito di Falcone Lucifero, che riportava le «gioie di dotazione della Corona del Regno d’Italia», i Savoia sostennero che si trattasse di acquisti e regali dei membri della famiglia. Tuttavia, il giudice della seconda sezione civile del Tribunale di Roma ha confermato la posizione della Banca. Nel cofanetto, secondo indicazioni di stampa, ci sarebbero 6.732 brillanti e 2.000 perle di varie dimensioni, per un totale di quasi 2.000 carati. I gioielli depositati presso la Banca d’Italia non sono mai stati esposti.


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