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Omicidio di Riccardo Claris, la confessione di Jacopo De Simone: «Ho messo il coltello nella felpa, sono sceso e lui mi ha affrontato con una catena»

Dopo l’interrogatorio di convalida, si è espresso un avvocato riguardo a un caso di omicidio che coinvolge un 26enne ucciso con una coltellata, al culmine di tensioni tra due gruppi di giovani.

Una cancelliera del tribunale esce insieme alla figlia, i gemelli, noti in via Borfuro, stanno per compiere 19 anni. Uno di loro, ammanettato, è qui per l’omicidio di Riccardo Claris, ucciso domenica notte. Il pm contesta futili motivi per il delitto, scaturito da tensioni iniziate in un bar.

Il ragazzo è arrivato alle 15.30, percorrendo i corridoi del tribunale. Indossava abbigliamento sportivo e, dopo un’ora, è tornato dal suo interrogatorio, apparendo provato e in lacrime. Durante l’interrogatorio ha risposto a tutte le domande, ma mancano ancora dettagli su questa tragica vicenda.

«Non è assolutamente uno scontro tra tifoserie», ha dichiarato l’avvocato, sostenendo che i coinvolti non avevano legami con il mondo ultras e che il ragazzo non frequentava stadi da tempo.

Nemmeno gli amici dei coinvolti confermano uno scontro tra gruppi ultrà. La tensione è iniziata in un bar e ha portato a un inseguimento. Secondo i racconti, il giovane ha estratto un coltello di ceramica durante una lite, sostenendo di volere difendere la propria famiglia. Non è chiaro dove fosse sua madre durante l’episodio. Al termine, il ragazzo ha evitato di tornare subito a casa mentre gli amici di Claris, disperati, attendevano notizie.


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