Nuove rivelazioni sul delitto di Garlasco.
La nuova consulenza genetica: sarebbe cambiato lo scenario. I pm sono certi che quella mattina del 2007 a casa Poggi ci fosse almeno un altro uomo.
Il caso di Garlasco si riapre l’undici marzo. La notizia circolava sottotraccia da giorni. A riaprire l’inchiesta sul delitto di Chiara Poggi, con un condannato in via definitiva in carcere dal 2015, è la procura di Pavia, che già otto anni prima aveva etichettato come «speculazioni» le contro-indagini della difesa di Alberto Stasi. Queste, grazie a un’agenzia investigativa privata e a una consulenza affidata a un genetista, avevano indicato il profilo genetico di Andrea Sempio — amico del fratello di Chiara — come compatibile con il materiale biologico estratto anni fa dalle unghie della vittima.
I vecchi reperti
Al centro della nuova inchiesta dei magistrati diretti da Fabio Napoleone, ancora il Dna e una consulenza della procura che ha confermato le conclusioni della difesa. Emergono altri elementi messi in fila dai carabinieri di Milano, che aprono uno squarcio profondo sulle indagini passate. Si scoprono reperti ancora conservati (altri sono andati distrutti) e mai analizzati prima. Si evidenziano le contraddizioni nell’alibi di Sempio, in quella ricevuta del parking di Vigevano nelle stesse ore del delitto, conservata per un anno dalla madre e poi consegnata nel 2008 ai carabinieri. Viene smontata pezzo per pezzo l’archiviazione del 2017, le indagini aprono a nuovi scenari: una ricostruzione alternativa alla condanna di Stasi, la presenza di un eventuale secondo «uomo» sulla scena, impronte digitali mai attribuite o analizzate. Le impronte saranno sottoposte a accertamenti genetici, evitando contaminazioni o distruzioni. Si procederà successivamente all’analisi del materiale biologico. Le strisce «paradesive» in altri casi hanno permesso di recuperare tracce di Dna anche a distanza di anni dalla repertazione.
La scena del crimine
L’incidente probatorio che inizia oggi segna la strategia della procura. «Blindare» l’utilizzabilità del Dna e mettere in fila gli indizi che collocherebbero Sempio sulla scena del crimine. Il movente è ancora oscuro. Ma gli investigatori sono convinti di essere sulla strada giusta per arrivare a una discovery del quadro accusatorio. Un passaggio atteso anche dai legali di Sempio, per elaborare una strategia difensiva che al momento è incerta. L’idea difensiva che il suo Dna sia finito sulle unghie di Chiara perché usava la tastiera del pc di casa per giocare ai videogame richiederà un forte supporto scientifico. Dall’altro lato, i legali non hanno mai nascosto le loro perplessità sulla condanna di Stasi: «Lui è innocente, ma anche Andrea Sempio». A 18 anni di distanza, il caso Garlasco continua a essere divisivo anche tra gli esperti del diritto. Granitiche sono invece le certezze a cui si aggrappa la famiglia Poggi. Giuseppe e Rita, assistiti dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni, hanno vissuto con «shock» la riapertura, giunta inaspettata anche per loro. A ciò si aggiunge lo «stillicidio emotivo» di un caso mai chiuso.
Gli oggetti metallici
Gli ultimi passaggi delle indagini sono recenti. Le perquisizioni a casa Sempio, ai suoi genitori e a due amici (tutti non indagati) hanno portato al sequestro di pc e telefonini. Si analizzano le chat alla ricerca di possibili contraddizioni rispetto a quanto dichiarato anni fa e oggi. Sul caso spunta il «vigile del fuoco Antonio», amico della madre di Sempio, intorno al quale ruoterebbe parte del suo alibi. Ma nel blitz tra Voghera, Garlasco e Tromello, emerge un nome: quello delle gemelle K, cugine della vittima. Un testimone ha riferito che la mattina del delitto Stefania Cappa sarebbe andata alla casa della nonna a Tromello e che è stata vista gettare «oggetti pesanti» nel canale dietro alla corte. I carabinieri hanno sequestrato «oggetti metallici», tra cui un martello. I tempi per gli accertamenti saranno lunghi. Prima bisognerà capire quali possano essere utili, se si possano effettuare ancora oggi analisi scientifiche, e successivamente verificare una eventuale compatibilità con le ferite di Chiara. L’ipotesi che la testa di martello trovata possa essere l’arma del delitto è considerata suggestiva ma da verificare. Non esiste una certezza sulla marca e il modello di quello «con i becchi a coda di rondine» che il padre di Chiara indicava dopo il delitto come unico oggetto mancante in casa.
Ripensamenti
La credibilità di un (presunto) supertestimone che 18 anni dopo si affida a una trasmissione tv è in discussione. Gli investigatori raccomandano cautela. Tuttavia, ciò è in contrasto con lo spiegamento di forze osservato di recente a Tromello. La sua «credibilità», ancora al vaglio, poggia su altro. Ha detto di aver già parlato anni fa con (almeno) una persona riguardo a questa storia. Quando due testimoni oculari erano ancora vivi, gli fu «consigliato» di «dimenticare» e disinteressarsi dell’episodio. Tutto sarebbe avvenuto nelle prime settimane d’indagine, mentre gli investigatori si dirigevano verso Alberto Stasi. Il suo «confidente» non sarebbe stato un inquirente. Non è chiaro perchè lo abbia dissuaso, anziché indirizzarlo verso le autorità. Mesi dopo, quando compare il controverso testimone Muschitta, l’uomo avrebbe capito che fosse meglio rimanere in silenzio. Così almeno ha raccontato.