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«Non ho ucciso mia moglie, vivo un dramma da tre anni».

Dopo alcuni giorni di silenzio, ricompare ai microfoni dei giornalisti Sebastiano Visintin, l’unico indagato per la morte di sua moglie Liliana Resinovich. Liliana, 63enne, era scomparsa da casa il 14 dicembre 2021 e il suo corpo è stato ritrovato il 5 dicembre successivo nel boschetto dell’ex Opp di Trieste.

Negli sviluppi del caso, sono stati sequestrati altri tre coltelli appartenenti a Visintin, che due anni fa li aveva regalati a un conoscente in Toscana. Sebastiano si è difeso dall’accusa formulata dalla pm Ilaria Iozzi, che ha indicato un amico di Liliana, Claudio Sterpin, come testimone chiave. Visintin ha affermato: «Non ho niente a che fare con la morte di Liliana» e ha sottolineato la sua presenza a Trieste dal 1995. Ha anche dichiarato di vivere giorno per giorno, senza pensare al futuro.

Sterpin ha fatto capire che Visintin non è stato l’assassino, ma ha insinuato che lui sappia chi siano i veri colpevoli. Riguardo alle indagini, Visintin ha preferito non commentare chi potrebbe essere il colpevole, rimandando alle questioni legali aperte. Le indagini sono state intensificate dopo che il gip ha rifiutato di archiviare il caso come suicidio. Il professionista che ha ricevuto i coltelli, a seguito della notizia del sequestro di altri utensili in casa di Visintin, è stato interrogato dalla Squadra Mobile.

Sui resti di Liliana non sono state trovate ferite da armi da taglio. La giudice Flavia Mangiante si pronuncerà a breve sull’assunzione della testimonianza di Claudio Sterpin.


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