Meloni ironizza: “Con altri leader sono un infopoint”.
Merz mediatore tra lei e Macron. Obiettivo del cancelliere: fornire «un’immagine più compatta» dell’Europa
Macron ha contattato Meloni, ma Merz ha fatto da intermediario. In questo triangolo politico, l’Europa deve trovare un modo per restare unita e avere ancora un ruolo. E c’è l’Italia. Da mesi, il dibattito sulla politica estera ha trasformato il Parlamento in un’arena di analisi della premier. Meloni sembra faticare a trattenersi e ha confidato a un ministro: «’sta storia che sarei isolata mi ha stufato. Ma se sono diventata un infopoint h24…».
Ha descritto così gli eventi delle ultime settimane, come se fosse davanti al Var. Il 16 maggio a Tirana non partecipò al vertice dei Volenterosi con Zelensky, e la bandierina alzata contro di lei seguì una lite con Macron. Il 18 ricevette Vance e von der Leyen, ma le fu detto che il suo peso era minimo. La sera successiva, Trump riunì gli alleati in video conferenza prima del colloquio con Putin e, pur presente, Meloni pareva meno protagonista.
Meloni ha quindi un peso oppure no? Secondo il Financial Times, durante le trattative sui dazi tra Usa e Ue, «von der Leyen ha riconosciuto l’importanza di Meloni». Da Bruxelles, dopo un’affermazione di Trump, partì la chiamata verso Roma. La premier si mobilitò immediatamente per mettere in contatto «Ursula» con «Donald». «Dimmelo, questo è o non è fare da ponte?», chiese retoricamente al suo ministro. Gli «infopoint» devono mantenere riservatezza su certe questioni, come quando una potenza mondiale chiede consiglio su Washington o quando un Paese mediterraneo si rivolge per mediazioni su controversie vicine.
Questo è il compito di Merz, che due settimane fa ha incontrato Meloni. In un report di governo, il cancelliere tedesco ha esortato la premier a costruire «un più proficuo rapporto di collaborazione» con Macron. Meloni, ma non riportato nel documento, rispose: «Quello mi vuole morta. Morta». Anche gli «infopoint» hanno i loro nervi, e la premier non aveva ancora smaltito quanto accaduto a Tirana, dove Macron l’aveva accusata di «divulgare false notizie».
Merz ha dovuto impiegare la sua abilità diplomatica per aprire un canale di comunicazione che ha portato l’Eliseo a fissare un incontro a Roma la prossima settimana.
La tesi del cancelliere si basa sulla necessità di presentare «un’immagine più compatta» dell’Europa, fondamentale nelle trattative. Meloni ha mostrato una certa resistenza, tipica della politica, soprattutto quando ci sono interessi nel rafforzare il «rapporto speciale» tra Germania e Italia, sia bilaterale che all’interno dell’Ue.
Berlino merita un vertice con Macron. È importante rafforzare i legami industriali con la Germania, come ha ribadito la premier a Confindustria, sottolineando che «se le nostre filiere non si agganciano alle loro imprese siamo fritti». È necessario anche riformare l’Ue, dove «la politica deve guidare, non la burocrazia. Altrimenti, l’Europa non sopravvivrà». Infine, c’è bisogno di un nuovo approccio alla Difesa, come ha evidenziato il vicepresidente della Commissione, affinché «ci sia una programmazione adeguata, in grado di offrire una prospettiva futura». Magari con finanziamenti comunitari…
In ogni caso, ci sono crediti per il governo. Mentre in Italia si discute del ruolo internazionale della premier, il presidente del Ppe ha affermato che «Meloni si è guadagnata sul campo la credibilità europea, specialmente dopo l’avvento di Trump». Resta da vedere se sarà considerata in fuorigioco.