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Lollobrigida e la caccia: ddl da approvare entro l’estate.

Il disegno di legge sulla caccia è atteso in Consiglio dei ministri a maggio e suscita già dibattiti. La riforma, elaborata dal ministero dell’Agricoltura, potrebbe modificare significativamente le normative vigenti, in particolare quelle della legge 157 del 1992. Questo ha sollevato preoccupazioni tra le associazioni ambientaliste e per i diritti degli animali. L’obiettivo del governo è di presentare il ddl entro maggio e approvarlo in Parlamento entro la fine dell’estate, prima dell’inizio della nuova stagione venatoria in autunno.

La riapertura dei roccoli

Il ddl prevede diciotto articoli e punta a un orizzonte di medio termine, senza nuovi esborsi da parte dello Stato. Tra le novità più controverse c’è la riapertura dei roccoli, impianti di cattura degli uccelli vietati a livello europeo, anche dopo una procedura d’infrazione aperta nei confronti dell’Italia. In aggiunta, il disegno di legge rimuove i limiti per le autorizzazioni regionali riguardanti nuovi appostamenti fissi.

Caccia aperta nei territori del demanio

Una delle novità riguardanti il demanio permette di cacciare in terreni e foreste statali e regionali. La legge 157 del 1992 aveva escluso queste aree, incluse zone dunali e spiagge, da qualsiasi attività venatoria. Inoltre, si specifica che le gare di caccia con addestramento dei cani non sono considerate esercizio venatorio e possono svolgersi anche in periodi di caccia chiusa o di notte.

Silenziati gli organi scientifici

Con il nuovo ddl, l’approvazione dei piani venatori delle regioni non richiede più pareri vincolanti da parte di organi scientifici, bensì una valutazione politica. Il parere di Ispra, organismo di protezione ambientale, viene sostituito con quello di un Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale, controllato dal ministero dell’Agricoltura. Esiste anche la possibilità di estendere l’attività venatoria alla primavera, in contraddizione con le normative europee.

Proteste delle associazioni ambientaliste

Le associazioni ambientaliste hanno espresso il loro dissenso nei confronti del ddl, affermando che rappresenta un’ideologia filovenatoria che privilegia i cacciatori rispetto alla fauna selvatica e alle aree naturali. Segnalano la mancanza di dialogo con il mondo ambientalista e mettono in dubbio la costituzionalità del disegno di legge, evidenziando contraddizioni con le direttive europee.


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